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Sorpassare Alonso costa molto caro a Schumi

Michael: «Qui è dura superare? A Montecarlo ce l’ho fatta»

nostro inviato a Budapest
Peccato che la definitiva umanizzazione di kaiser Michael Schumacher passi attraverso l’inutile e masochistico pasticciaccio di ieri. Mattino, prove libere, ultima sessione, tutto deciso, macchina fulmine, pole ormai in tasca, qualifiche del pomeriggio ridotte dal missile Ferrari a un mero dettaglio e lui, che cosa fa? Supera in regime di bandiere rosse, quelle sventolate dai commissari di pista, non dai tifosi; regime che ordina e impone di alzare subito il piede dall’acceleratore per accomodarsi, tutti e ventidue i piloti, ai box. Pericolo in pista. E lui che fa? Nel bel mezzo di quello sventolare rosso, sorpassa prima Kubica e subito dopo Alonso. Alonso, lo spagnolo che aveva pasticciato di venerdì con le bandiere gialle e facendo il tamarro in pista, minacciando con un piccolo colpo di volante e una frenata eccessiva il malcapitato Doornbos che lo rallentava. Due secondi di penalità si era preso il campione del mondo, due secondi da scontare in ogni sessione della qualifica di ieri. In pratica, addio zone alte, e infatti: posizione numero 15, centro gruppo, mica bello. Tanto più con Raikkonen e Massa felicemente primo e secondo.
Ma due secondi di penalità si è preso ieri anche kaiser Schumi per il suo pasticciaccio misto a ingenuità. Perché i giudici hanno visto tutto, perché di mezzo c’era pure Alonso e perché, benché di errore grande si tratti, scorrendo le immagini viene anche da pensare che il crucco più amato d’Italia sia finito nella trappola dello spagnolo. Strano e vistoso, infatti, il rallentamento del campione del mondo durante lo sventolio di bandiere. Dunque tedesco e Ferrari puniti. Due secondi in meno che gli hanno rovinato tutto, visto che Schumi è stato il più veloce nella prima sessione (3° Alonso) e due secondi in meno nella seconda nonostante il record assoluto della pista (1’18"875, Alonso a mezzo secondo). Ovvio, quindi, il risultato: niente terza sessione per lui e per Fernando e dodicesimo posto finale, diventato undicesimo solo grazie alla rottura di motore di Button.
Perché il processo di umanizzazione del sette volte campione del mondo fosse totale, a fine prove mancava però un dettaglio non trascurabile: un latinissimo «mea culpa», un semplice «scusate, ho sbagliato», un inglesissimo «I’m very sorry». Che, incredibilmente, è arrivato. Ed è la prima volta che accade in una lunga carriera di enormi successi e incredibili e solitari pasticciacci. Alla fine, spalle al muro, Schumi dirà: «Stavolta devo prendermela anche con me stesso, ci ho messo molto di mio per trovarmi in queste condizioni». Nella sconfitta un vero successo. Impossibile sperare in un’ammissione più esplicita, più evidente. Nonostante tutti, Ferrari compresa, siano consapevoli che di errore si tratta. «Però sono arrabbiato - prosegue l’umanissimo Schumi - è impossibile non esserlo. Che cosa è successo? A parole è difficile spiegarlo, ma se guardate le immagini tante cose si capiscono da sole... ». E poi, sornione, aggiunge: «Se nella vicenda è coinvolto Alonso? Sì... ». Ed evasivo conclude: «Se mi ha rallentato? Non ho detto questo». Quindi una raffica di considerazioni sul Gp di oggi, sul futuro del suo mondiale: «Comunque non è detto che abbia perso il match point per ridurre molto il distacco, certo però che di mattina stavo molto meglio. Adesso dovrò dare il massimo per risalire, anche se qui è dura sorpassare... Però lo era anche a Montecarlo e ce l’ho fatta. Sarà una sfida fino all’ultimo giro, Alonso parte quattro posizioni dietro e io scatto dalla parte pulita della pista. Il podio? Quello è un sogno... - ci pensa - ma nulla è impossibile».
Sulla stessa lunghezza d’onda il rivale in campionato, in pista e anche nei pasticci: Fernando Alonso. S’infervora quando gli fanno notare che Briatore ha bollato come «stupidata» il suo errore di venerdì. Ribatte secco. E sbotta quando scopre che anche Ecclestone la pensa come il suo patron: «Che volete farci, vuol dire che sono troppo brutto per questo ambiente... ». Battute a parte spiega: «L’infrazione di Michael è più grave della mia; io sono stato punito perché discutevo in pista con un pilota più lento (la manovra un po’ tamarra, ndr); Schumi, invece, ha sorpassato con bandiere rosse. In tanti anni di F1 non mi era mai capitato di vedere una cosa simile. Io rallentarlo in pista? Ma per favore: i giudici hanno anche guardato la telemetria. Non ho mai rallentato o frenato, ma lui e la Ferrari devono dire o lasciare intendere questo. Adesso penserò a fare qualche punto, ma soprattutto non vedo l’ora di correre in Turchia per giocarmi le mie chance al 100%. Perché, anche se dovessi uscire da Budapest con zero punti, credetemi, il mondiale non è chiuso, anzi: sento di poterlo conquistare al 100 per cento». Duello in pista, duello con i giudici, duello a parole.

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