Politica

Soru batte cassa per 4,5 miliardi Il Tesoro: non aiuta la Sardegna

Botta e risposta tra il governatore e l’esecutivo: «Impari da Cuffaro»

Anna Maria Greco

da Roma

Ci sono in ballo 4,5 miliardi di euro. Abbastanza perché la controversia fiscale che oppone Renato Soru a Giulio Tremonti scuota il Palazzo. Il presidente della Regione Sardegna non è solo, ma spalleggiato dall’Unione, nella sua richiesta al ministro del Tesoro di far fronte alla «morosità» dello Stato per le quote di Irpef e Iva che non avrebbe versato negli ultimi 12 anni. Soru, indispettito dall’atteggiamento «arrogante» di Tremonti, mercoledì a palazzo Chigi, alza la voce in un’intervista a Repubblica e minaccia di far pignorare la scrivania di Quintino Sella dove siede il ministro. Ricorrerà alla Corte costituzionale e a tutti i gradi di giudizio se la Finanziaria non stabilirà il pagamento dei tributi dovuti.
Il titolare del Tesoro, però, non si lascia intimidire facilmente, anzi l’attacco di Soru potrebbe farlo ancor più irrigidire sulle sue posizioni. Insieme al collega per gli Affari Regionali, Enrico La Loggia, risponde con una nota nella quale accusa il governatore sardo di essersi mosso finora «avviando iniziative prive di rilevanza istituzionale», invece di seguire le procedure che regolano i rapporti tra le Regioni a statuto speciale e il governo. Una precisazione dai toni secchi e polemici. Soru, sostiene la nota congiunta dei due ministri, non avrebbe tutelato gli interessi della sua Regione «con serietà nelle sedi proprie, come ha fatto in passato, con grande correttezza, il presidente della Regione Siciliana». Salvatore Cuffaro meglio di Soru? Tremonti e La Loggia ricordano, comunque, che il Consiglio dei ministri del 21 ottobre scorso ha deciso di «attivare, nelle sedi competenti, le procedure previste in ordine al contenzioso sulle quote di compartecipazione delle entrate tributarie da assegnare alla Sardegna». È un’apertura o un risposta burocratica che può voler dire tutto e il contrario di tutto?
Mentre i parlamentari sardi dell’Unione Gavino Angius, Arturo Parisi, Oliviero Diliberto, Luigi Manconi e Luigi Zanda si schierano a sostegno di Soru, dicendo che i conti nell’isola «non quadrano più da molti, troppi anni» e Tremonti non è degno della scrivania del suo predecessore ottocentesco Sella, il governatore replica che la Regione ha già fatto quello che doveva. Ma quali procedure e sedi competenti, risponde Soru, io non chiedo di cambiare le normative ma solo di rispettare leggi già esistenti. E la presidenza della Regione ricorda: alla Sardegna fin dal 1948 l’articolo 8 dello Statuto riconosce i 7/10 dell’Irpef, mentre dal 1995 lo Stato ne ha versati alla Regione solo i 4/10. La stessa Ragioneria Generale dello Stato, investita formalmente della questione, ha nominato una commissione tecnica e, sulla base della risultanze della stessa, ha riconosciuto l’ «anomalia» della situazione. Per quanto riguarda l’Iva, la stessa si calcola su base annua, su richiesta della Regione al ministero, procedura sempre formalmente seguita.
In serata arriva un’altra nota di Soru, più dettagliata, per dimostrare che le iniziative istituzionali sono state prese, eccome. A cominciare dal 23 novembre 2004, quando il governatore ha posto la questione delle entrate fiscali al premier Silvio Berlusconi, «con una lettera ufficiale che è un atto istituzionale». Quanto alla Commissione paritetica Stato-Regione, alla quale Tremonti e La Loggia si riferiscono, per Soru non è quella la sede competente.

Può essere solo «usata come espediente dal governo per giustificare il mancato rispetto della legge e dei diritti dei sardi».

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