Soru-De Benedetti, un patto tra favori e affari

Roma«Yes, we can». Si può fare. Il vecchio adagio che «per i nemici le leggi si applicano, per gli amici si interpretano», calza come una pantofola al vicerè sardo Renato Soru, dimissionario ma in corsa per riacciuffare la «sua» poltrona di governatore.
Spostare un fiume per dare un posto al sole all’amico De Benedetti? Sì, si può fare. Basta fare un accordo di programma tra la Regione e la società Sorgenia, controllata dalla Cir dell’Ingegnere e oplà: via libera alla costruzione di un mega impianto elettrico nei pressi di Cagliari. Duecento ettari di pannelli solari nella zona di Macchiareddu che però danno fastidio al fluire del Rio Cocodi. Ma il canale si può spostare, che problema c’è? Sì, si può fare.
Come si possono benissimo garantire un po’ di posti al sole, sempre ai De Benedetti off course, attraverso la Soluxia. Società che fa capo alla Sorgenia, che fa capo alla Cir. Quattro impianti fotovoltaici da 1 MW cadauno, tutti abilmente previsti all’interno di zone o consorzi industriali a Villacidro, a Marrubiu, a Macchiareddu. Con la velocità della luce tutti i progetti passano le forche caudine della Valutazione d’impatto ambientale. E gli altri 14 attori in campo? Eh, no. Loro no: tutti bocciati.
Sì, si può fare. Soprattutto perché la società Management & Capitali (presieduta da Carlo De Benedetti), ha appena investito 60 milioni di euro in un prestito obbligazionario a Tiscali. De Benedetti secondo azionista di Tiscali con il 6,9 per cento del capitale: vuoi mica trattarlo male, no? Sì, si può fare. Ma si dà il caso che Carlo De Benedetti sia pure l’editore della Nuova Sardegna e del principale gruppo editoriale italiano. Il Comitato di redazione e i redattori della Nuova Sardegna bofonchiano e chiedono che gli assetti societari e gli interessi extraeditoriali continuino a restare fuori dalle porte di un giornale che tutte le mattine vuole onorare l’unico vero «padrone»: il lettore.
E sì, si può fare anche che il quotidiano nazionale la Repubblica, di proprietà di Carlo De Benedetti, si occupi di Renato Soru, candidato alla presidenza della Regione Sardegna ma forse anche al più importante «cadreghino» del Pd. E che nella recente inchiesta pubblicata da Cagliari si parli di «castosauri», ossia dinosauri della casta, per descrivere gli oppositori interni di Mr. Tiscali, fatti fuori da quest’ultimo con spietata ferocia. Sono gli storici pezzi da novanta del centrosinistra sardo, spazzati via dall’Obama di Sanluri manco fossero delle briciole da un tavolino da gioco. Antonello Cabras, Giacomo Spissu, Antonio Biancu, Silvio Lai, Emanuele Sanna masticano amaro ma tacciono. Almeno per ora. Ma si dice stiano già affilando i coltelli, da utilizzare al momento opportuno. In fondo, la vendetta e una pietanza che in politica si mangia fredda.
E si può anche fare amicizia con le persone giuste, persone bene, persone chic, meglio ancora se son «radical chic». Esempio? Giulia Maria Crespi Mozzoni, presidentessa del Fai, che però è Mozzoni solo in seconde nozze perché in prime, la Crespi, faceva Parravicini. Da Marco Parravicini, la «zarina» di montanelliana memoria ha due figli gemelli: Aldo e Luca. Luca Parravicini Crespi: consigliere d’amministrazione di Repubblica. Si può fare? Certo che si può. Come si può, delibera della giunta Soru firmata il 7 febbraio 2007, concedere in uso gratuito per 25 anni, proprio al Fai, l’ex batteria Talmone di Cala di Trana nel Comune di Palau.
E sì, si può fare anche che Soru, pieno di grano com’è, pensi di diversificare i propri investimenti e decida di comprarsi pure la storica testata di sinistra, l’Unità. Sì, si può fare perché - parole di Soru - «non era giusto che il giornale di Gramsci e di Enrico Berlinguer, che ha rappresentato tanto nella storia del nostro Paese, fosse trattato come una merce qualsiasi». E si può fare pure che la direzione del giornale venga affidata a Concita De Gregorio, ex cronista di Repubblica, e che si presenti Soru come un angelo caduto dal cielo per salvare l’isola. E allora ecco com’è descritto il Governatore: «Testardo, introverso, eleganza sobria, preferenza per il velluto nero, tessuto fortemente identitario». E ancora: «Soru non porta la cravatta, un rigore informale».

Questione di stile: «Non dà pacche sulle spalle, non si fa fotografare mentre fa jogging o passeggia con i figli, e le sue dimore non sono dotate di parchi né anfiteatri». Un ritrattone graffiante, non c’è che dire. Sì, si può fare. Ciò che non si può fare, invece, è scorgere anche un solo piccolo, minuscolo, insignificante riferimento al conflitto di interesse.

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