Politica

Sospeso a Bologna l’imam che inneggiava a Bin Laden in tv

Il consiglio del centro islamico rimuove Nabil Bayoumi. Ma lui insiste: «Ne fonderò un altro»

Claudia B. Solimei

da Bologna

Non potrà più parlare a nome del centro di cultura islamica di Bologna, ma «il fratello Bayoumi riceverà le persone come ha sempre fatto, avrà contatti e incontri con scuole e istituzioni», spiega Andrea Merighi, italiano convertito all'Islam, nominato in tutta fretta nuovo portavoce del centro finito nella bufera per le dichiarazioni rilasciate in tv dal direttore Nabil Bayoumi, 69 anni, egiziano. «Bin Laden in fondo ha ragione», aveva sostenuto tre giorni fa davanti alle telecamere di Matrix, aggiungendo poi che gli americani sono colpevoli quanto i terroristi. E poi, ancora ieri, alla domanda se fosse pronto a condannare i kamikaze, ha risposto così: «La parola kamikaze non mi piace. In Irak c'è una guerra civile interna. Io ho detto che condannare il terrorismo è giusto, ma tutti gli atti terroristici. Il terrorismo non cade dal cielo, è conseguenza di altri atti, può darsi peggiori del terrorismo».
La presa di distanze decisa dal consiglio direttivo del centro bolognese, che pure definisce «molto gravi» le sue dichiarazioni, lascia però a Bayoumi più di uno spiraglio. E infatti lui non si sente affatto sospeso: «Mantengo il mio ruolo all'interno della comunità islamica», ha dichiarato ieri e poi ha rilanciato: «Fonderò un altro centro di cultura islamica a Bologna se non ci dovessero essere più le condizioni giuste per lavorare. È comprensibile che alcuni siano prudenti e seguano l'onda creata dai media, perché il mondo islamico, oggi, in Italia, si sente minacciato». Come se all'origine del suo congelamento non ci fosse la gravità delle parole pronunciate, ma piuttosto il tentativo degli altri «fratelli» di mettersi al riparo dalle possibili conseguenze delle sue parole: «Quando si parla a nome del mondo islamico, oggi, bisogna fare molta attenzione - puntualizza Merighi -. Una cosa che lui non ha fatto, gettando in qualche modo discredito su di noi, che oltretutto non condividiamo certi suoi toni e certe sue espressioni. E in questo periodo proprio non ci voleva». Lui, però, insiste: «Il punto è sempre quello: nessuno può giudicare le mie parole senza aver visto l'intervista integrale».
Il caso, dunque, è tutt'altro che chiuso: Forza Italia, An e Lega chiedono l'espulsione dell'egiziano in base alle nuove norme del pacchetto Pisanu antiterrorismo varato dal Parlamento dopo gli attentati di Londra, le stesse applicate per cacciare l'imam di Torino. «Chi definisce il giorno della memoria propaganda ebraica, chi giustifica le azioni di kamikaze e terroristi, chi dice che gli americani sono assassini e che anche i bambini, trucidati in Occidente, non sono innocenti - accusa Isabella Bertolini, vicepresidente dei deputati di Forza Italia e coordinatore regionale degli azzurri in Emilia-Romagna - , rappresenta un vero pericolo per la democrazia e per la nostra società. Per questo deve essere espulso dal nostro Paese». «Le nuove norme varate recentemente in Parlamento con un consenso pressoché unanime - ricorda invece l'ex ministro di An Maurizio Gasparri, sollecitando la magistratura a muoversi in fretta - comportano una condanna da uno a sette anni e mezzo per chi ineggia al terrorismo». Al momento, comunque, contro l'ormai ex direttore c'è solo un esposto depositato alla Procura della Repubblica di Bologna dal deputato di An Enzo Raisi. L'ipotesi di reato potrebbe essere quella di apologia di terrorismo ma toccherà al procuratore capo Enrico Di Nicola decidere la strada da seguire.
Al contrario, nel centrosinistra, per il momento nessuno si sbilancia sul tema espulsioni: «In onestà, non posso pronunciarmi su casi specifici - ha detto Romano Prodi impegnato proprio ieri a Bologna in un dibattito con il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio - finché non ho il contenuto poreciso di ognuna di queste decisioni individuali». «Proceda chi deve procedere, io non commento» si è limitato invece a dire il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati.

Ma quando gli è stato detto che Bayoumi si difende sostenendo che l'intervista televisiva che lo ha messo nei guai è stata manipolata, ha ammesso: «Mi sembra strano».

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