SOTTO IL VELO DELLA D'ADDARIO

Contrordine compagni. Ancora una volta il respiro corto dell’antiberlusconismo si ritorce come un boomerang letale sui suoi artefici. Come l’apprendista stregone di Walt Disney, i giustizialisti della sinistra si ritrovano prigionieri del turbinoso valzer di scope che hanno avviato. Contrordine: dopo una lunga estate passata a scrivere domande nuove, vecchie (o semplicemente demenziali) siamo curiosi di vedere se il prepensionato commissario Davanzoni oggi, su La Repubblica ci farà leggere la lista dei quesiti che il quotidiano di largo Fochetti ha approntato per quella vigorosa e proba pattuglia di partiti del centrosinistra pugliese finiti nelle inchieste tra protesi, appalti e pantaloni non abbottonati.

Sì, perché in Puglia c’è un governatore, Nichi Vendola, che è stato costretto ad azzerare la sua giunta. Per dissidi ideologici? Per dispute sull’identità del comunismo? No. Molto più prosaicamente perché metà degli assessori glieli aveva azzoppati una inchiesta giudiziaria. Con un piccolo dettaglio: su Silvio Berlusconi non esiste alcun capo di imputazione (al massimo può essere considerato vittima di alcuni dei personaggi in questione) mentre sulla giunta dell’Unione comincia ad incombere qualche ipotesi di reato. Berlusconi andava mascariato con il sospetto, i nuovi tangentisti, più o meno democratici, invece, vanno protetti con l’immunità legale e giornalistica.

Siamo curiosi di sapere cosa ha da chiedere il commissario Davanzoni a proposito dell’esponente del centrosinistra che prendeva un aereo con Patrizia D’Addario verso destinazioni esotiche (da Foggia, però, per non farsi vedere). Cosa ha da chiedere Ezio Mauro su quel vicepresidente della giunta Pugliese che se ne andava a caccia di escort nella casa del dottor Tarantini. E che destino strano, poi, questo Tarantini. Quando intrufola una prostituta a casa del Cavaliere, per La Repubblica non è un raggiratore, ma un genio del male dedito ad un sodalizio criminale con la sua vittima. E quando invece alletta gli esponenti del centrosinistra con svaghi erotici e prebende, ritorna prudentemente «l’imprenditore Tarantini», uomo da trattare con cautela, con spirito garantista, al pari dei suoi co-imputati. Dicono: non ci sono ancora sentenze. Ma se il governatore della Puglia Nichi Vendola, invocando la questione morale ha cacciato il suo vice Frisullo, ci dovrà pure essere una sentenza politica, o no?

Intanto scopriamo che l’assessore Tedesco, uno di quegli spaventevoli signori delle tessere che un tempo la sinistra combatteva, e che oggi invece mette in prima squadra, avrà le spalle coperte dall’immunità parlamentare che gli viene da una provvidenziale elezione. Anche lui è stato cacciato da Vendola, appena letta qualche agenzia di stampa che lo riguardava.

Il cuore simbolico di questo pasticcio mediatico è sicuramente Patrizia D’Addario, dietro il cui velo i moralizzatori del gruppo Espresso hanno provato a nascondere il marcio del Pd e compagni. Quella stessa Patrizia D’Addario che forse andranno a vedere fino a Parigi con il torpedone, pur di non perdersi lo spettacolino allestito sui bagliori parassitari di una inchiesta scandalo, annunciato da una locandina che pare una copertina del vecchio Satanik.

Un tempo la sinistra prendeva i torpedoni per andare alle marce e ai funerali dei leader, oggi si emoziona per un numerino a luci rosse

stile Pigalle, travestito da battaglia di libertà. Ma adesso che scattano le perquisizioni il gioco truccato si svela. La battaglia di libertà evapora nella premonizione di un ennesimo scandalo rosso, non a luci rosse.

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