Le Spa quotate dicono di no alla Borsa sul listino

Dovranno inoltre essere risolti i conflitti di interesse con le banche azioniste

Le Spa quotate dicono di no alla Borsa sul listino

Mario Attanasio

da Milano

La decisione definitiva dovrebbe essere presa il prossimo 18 maggio. In quella occasione il Consiglio di amministrazione di Borsa spa dovrebbe prendere formalmente atto dell'impossibilità di portare avanti - almeno per il momento - il progetto di quotazione. La resa del vertice di Palazzo Mezzanotte sarebbe consequenziale al no di Assonime che ha manifestato forti perplessità. L'associazione presieduta da Vittorio Mincato, infatti, ha approvato, in occasione del direttivo che si è tenuto martedì a Roma, un documento con il quale, in sostanza, mette nero su bianco i dubbi su un immediato sbarco nel listino della società che gestisce il mercato azionario italiano, che richiederebbe, invece, ampie riflessioni e cambiamenti sulla governance.
La posizione dell'associazione che rappresenta le società per azioni - che dovrebbe essere condivisa anche dall'amministratore delegato di Piazza Affari Massimo Capuano – si basa anzitutto sul fatto che Borsa spa è una public utility. Di qui, dice Assonime, la necessità di elaborare una strategia che metta in luce gli interessi di tutti gli attori del mercato prima che la società venga quotata. Ciò per evitare che gli obiettivi di interesse pubblico siano scavalcati da quelli di chi, invece, punta solo a creare profitto. Il dubbio che ormai serpeggia tra gli operatori – e che sta alimentando anche il dibattito interno a Palazzo Mezzanotte – è che la quotazione della Borsa se «lasciata a se stessa potrebbe far emergere un socio forte interessato esclusivamente alla rendita».
La bocciatura di Assonime, peraltro, segue solo di pochi giorni quella del Comitato di consultazione di Borsa. E conferma le indicazioni che il direttore generale dell'associazione di Piazza Venezia, Stefano Micossi, aveva dato un paio di settimane fa circa la necessità di un'alleanza con Euronext (la federazione dei listini di Parigi, Lisbona, Bruxelles e Amsterdam) come alternativa al «progetto quotazione».
Un'indicazione, questa, come sottolineato nel documento approvato dal direttivo di Assonime, in linea col pensiero del «Governatore della Banca d'Italia» che «ha espresso il suo favore verso forme di consolidamento orizzontale tra borse nazionali, riunite in strutture federative». Una strada da percorrere, secondo il documento di Mincato, anche per i «rilevanti effetti benefici» in termini di «costi» e di «fees», ma anche per possibili «riduzioni degli spread» e un auspicato «aumento della liquidità dei titoli».
Per l'immediato futuro, Assonime suggerisce di mantenere «un azionariato stabile e impegnato alla realizzazione di una strategia, efficienza e integrazione internazionale».

E di riflettere sulla «riduzione dei conflitti di interesse determinati dall'attuale struttura proprietaria». Che tradotto vuol dire ridurre la partecipazione al capitale delle banche: gli istituti, oggi, che hanno in mano il 90% di Borsa, allo stesso tempo piazzano ed emettono titoli sul mercato.

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