Di mamma ce n’è una sola? Chi l’ha detto! Ora non più. Dalla Spagna arriva una sentenza destinata a cambiare la giurisprudenza in materia di fecondazione assistita. Due donne lesbiche hanno ottenuto di poter essere considerate le madri biologiche dello stesso bambino. Com’è possibile? Semplice. Una delle due sarà la «gestante» che ospiterà ovulo della compagna donatrice, che verrà fecondato da un donatore. Rigorosamente anonimo.
La sentenza. A deciderlo è stata la Commissione nazionale di riproduzione umana assistita, organo consultivo che dipende dal ministero della Salute. Le due donne, a inizio dicembre, avevano chiesto di poter accedere alle tecniche sulla fecondazione in vitro. La Commissione ha dato loro il via libera, stabilendo che non esistono impedimenti legali all’utilizzo della riproduzione assistita da parte di una coppia omosessuale. Anzi: poiché la legge autorizza la donazione di gamete dall’uomo alla donna, identica donazione deve essere permessa a persone dello stesso sesso.
La situazione in Italia. Nel nostro Paese la fecondazione assistita per gay o lesbiche non è consentita.
La legge 40, contestata dalla sinistra (che aveva anche indetto un referendum per abrogarlo, miseramente fallito) e dalle associazioni omosessuali, prevede esplicitamente il divieto della fecondazione eterologa (cioè di seme esterno alla coppia), il divieto di diagnosi pre-impianto e l’accesso alla tecnica in vitro solo per le coppie eterosessuali (sposate o conviventi) affette da patologie che impediscono la riproduzione per via sessuale. È probabile che dopo questa sentenza il dibattito sull’inseminazione artificiale si riaccenda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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