Spalletti ci crede: «La partita della svolta»

Roma-Inter, un classico contemporaneo in versione un po’ sgualcita. Le due squadre che si sono contese gli ultimi tre scudetti (nel 2006 per la verità fu una sfida postuma, decisa nei tribunali), le ultime quattro Coppe Italia e le ultime tre Supercoppe stasera si ritrovano all’Olimpico in una sfida che per la prima volta non sa di scudetto. L’Inter per la verità, in un modo o nell’altro è sempre lì, nel gruppetto di testa e prima fra le grandi vere o presunte. A mancare finora è stata la Roma, che ha perso tre delle sei partite finora giocata, ed è a meno 6 dalla vetta. Quella di stasera sembra già l’ultima chiamata per i giallorossi, che se perdessero andrebbero a meno 9 dai nerazzurri. Addio sogni di gloria e un brutto check-in per Londra.
I segnali positivi in realtà non mancano. La sconfitta in 9 uomini di Siena appare lontana, grazie anche alla pausa per le nazionali che ha restituito un Aquilani euforico (anche se ieri il centrocampista romano aveva qualche linea di febbre), un Vucinic comunque sugli scudi e tutti in buona forma. L’infermeria pian piano si va svuotando: la frequentano ancora Julio Baptista (metaforicamente, visto che la Bestia è ancora a curarsi in Brasile) e Cassetti. Mentre ne stanno uscendo Totti, Tonetto e Pizarro. Non è chiaro chi di questi tre troverà una maglia da titolare stasera. Probabilmente solo il cileno tornerà a garantire le sue geometrie, mentre per il capitano si ipotizza una mezz’ora di gioco, se la situazione del punteggio lo consentirà o lo consiglierà. In panchina anche Tonetto. Ai box per squalifica anche Panucci e il pluripunito Mexes, la Roma dovrebbe schierarsi agli ordini dell’arbitro Rizzoli con Doni in porta, Juan e Loria improvvisata coppia centrale, Cicinho e Riise laterali difensivi, Pizarro, Aquiliani e De Rossi a centrocampo, e Taddei e Perrotte esterni a supporto dell’unica punta Vucinic. In panchina dovrebbero andare, oltre a Totti e Tonetto, anche Artur, Brighi, Menez e Okaka.
Ma la sfida tra Roma e Inter è anche una sfida tra Spalletti e Mourinho. E il tecnico toscano la butta subito sull’ironia: «A Mourinho non invidio niente - ha detto in conferenza stampa - ma se come ha detto lui non è un pirla e a Milano non ci sono pirla, neanche a Roma ce piace facce cojona’».
Battute a parte, a Spalletti pare chiaro che quella di stasera potrebbe essere la partita della svolta: «Vincere domani (ogg, ndr) - dice il tecnico - sarebbe la risposta migliore nel nostro ambiente dove ci si esalta o ci si abbatte facilmente. Dare una risposta sul campo vorrebbe dire molto». L’allenatore per ora non ha ancora deciso se farà scendere Totti in campo dal primo minuto. «Ho ancora bisogno di tempo per decidere».
Poi un moto di orgoglio: «L’Inter non ha niente in più della Roma». Ad onta della classifica: «Questa squadra ha evidenziato nel passato di possedere i valori per raggiungere questi livelli di confronto e sono convinto che i giocatori sanno cosa lo ha determinato e quindi non accettano i risultati attuali e la classifica». E l’Inter? «Mi sembra sia cambiata poco: sia Mancini che Mourinho hanno messo del loro nelle scelte e nelle caratteristiche. La squadra di Mancini aveva grande personalità e carattere.

Mourinho probabilmente è più attento all’equilibrio di squadra, mentre con Mancini c’era più libertà per gli individualismi. Mourinho cerca di coordinarli alla squadra». Infine due parole su Mexes: «Lui è il primo a essere dispiaciuto. Ha un carattere particolare, ma sa rendersi conto dei problemi che crea, spero non ci ricada più».

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