Spalletti e i pochi ma buoni «Io non amo il turn-over...»

Stasera sfida all’Inter: «Loro sono più forti ma in una partita secca...»

Fabrizio Aspri

Gol, successi e bagni di folla. La Roma vola ad alta quota. Vince, convince e indossa i panni della più bella del torneo. Un quadro dai toni accesi, dalle pennellate d’autore. Ad ammirarlo, naso all’insù, tifosi in bilico tra il sogno e la realtà. «Il record invoglia a fare ancora meglio», rassicura Spalletti. Un solo rischio all’orizzonte: sentirsi appagati. Non riuscire a smaltire sbornie e festeggiamenti post primato. «È giusto vivere un simile entusiasmo – dichiara il tecnico della Roma - ma va gestito al meglio. È indispensabile rendersi conto che le difficoltà aumentano partita dopo partita».
Parole sante. Considerando che Mancini (il Roberto allenatore dell’Inter) e truppa scenderanno nell’arena capitolina con un pensiero fisso: vendicare il 2-3 dell’andata. «Se ci ripetessimo non sarebbe poi così male – sorride il tecnico di Certaldo - anche se sentir parlare bene di noi, può stimolare gli avversari. Sapere di poter interrompere la cavalcata giallorossa, darà loro qualche chance in più». Non sarà una passeggiata. Anche se all’Inter mancheranno due pezzi da novanta come Adriano e Samuel. «Allora noi siamo avvantaggiati, perché non ci manca nessuno», ironizza l’allenatore riferendosi a Francesco Totti. Già, il capitano. Che oggi sarà a bordo campo per godersi il posticipo e che ieri ha lasciato Trigoria a bordo di un elicottero e, in compagnia dei suoi suoceri, ha fatto rotta su Sanremo per raggiungere la sua Ilary per la serata conclusiva del festival della canzone.
«Pizarro? Spero non riesca a fare ciò che faceva in passato. In quanto ad Adriano, mi avrebbe fatto piacere vederlo in campo: avremmo imparato qualcosa. In realtà temo tutto dell’Inter». Tutto chiaro. Ma questo, per Luciano da Certaldo, non significa darsi subito per vinti e ammainare bandiere e velleità da alta classifica. «Milan, Juventus e Inter sono più forti di noi – spiega Spalletti - ma in una partita secca, possiamo competere con chiunque. Certo, in un campionato lungo come il nostro i valori vengono fuori e loro hanno un potenziale superiore». E allora meglio sfruttare il momento e puntare dritti verso un altro trionfo. Sia pur con una rosa ridotta all’osso: Aquilani è squalificato («Questa sera, quando inizierà la gara, capirà quanto gli sarà costata l’ammonizione ricevuta nel derby...», lo rimprovera il mister), Tommasi è stato convocato in extremis, Perrotta avverte un dolore al piede e Montella, ieri fermo per precauzione, è alle prese con il solito risentimento alla spalla che ne condiziona salute e umore. «È vero, rischiamo di essere in quattordici – aggiunge - ma nonostante ciò non sono per le rose ampie. Credo che il turn-over crei qualche difficoltà. Preferisco puntare su un numero di giocatori che si sentano coinvolti nel progetto. Per quanto riguarda Montella (a secco proprio dal duello d’andata con l’Inter), è in crescita e riuscirà a dare il suo contributo in futuro».

Già, il futuro: parola chiave per confermare amore verso i colori giallorossi ed allontanare sirene e i corteggiamenti da calciomercato. «In certi casi non contano i contratti, sono più importanti i rapporti. E quelli tra me e la Roma sono buonissimi. Nessun problema». Chiaro il concetto?

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