Cultura e Spettacoli

"13 vite", quando è la realtà a scrivere il film più bello

Ron Howard racconta con Farrell e Mortensen l'epico salvataggio di un gruppo di ragazzi in una grotta. Da una storia vera (in Thailandia)

"13 vite", quando è la realtà a scrivere il film più bello

Il 23 giugno del 2018 un'inaspettata ondata di piogge monsoniche blocca nelle grotte di Tham Luang in Thailandia un'intera squadra giovanile di calcio: dodici ragazzi fra gli 11 e i 17 anni, e il loro allenatore venticinquenne. Solo il 2 luglio, nove giorni dopo la scomparsa dei ragazzi, un team di sommozzatori inglesi, facendosi strada attraverso gli stretti passaggi allagati della grotta trova i dispersi, ancora vivi e in discreta forma, nonostante la paura e la mancanza di cibo. Erano riusciti a rifugiarsi in un'area rocciosa sopraelevata e, con la meditazione, a vincere gli attacchi di panico, tenere a bada la fame e aspettare con pazienza l'arrivo dei soccorsi.

Inizia così una delle più grandi operazioni di salvataggio della storia della speleologia. Mentre l'acqua viene pompata fuori dai cunicoli e diecimila volontari partecipano alle operazioni, tredici subacquei esperti nell'esplorazione delle grotte, provenienti da varie parti del mondo e coadiuvati dai sommozzatori del corpo dei Navy Seals thailandesi, mettono a punto il piano di salvataggio. L'8 luglio quattro ragazzi vengono portati in salvo, altri quattro vengono salvati il giorno dopo e gli ultimi quattro, insieme all'allenatore, il 10 luglio. Sono trascorsi 17 giorni dall'incidente.

Nelle operazioni morì un soldato tailandese e un altro perse la vita qualche tempo dopo per un'infezione contratta nelle grotte, ma i ragazzi furono tutti tratti in salvo, grazie a un azzardo: la loro sedazione totale e il trasporto in stato di incoscienza attraverso i cunicoli della grotta. Nel mondo anglosassone si dice «stranger than fiction», neanche la finzione avrebbe immaginato un racconto del genere.

Ron Howard ora porta questa storia sullo schermo in Tredici vite, che sarà su Prime Video dal 5 agosto. Colin Farrell, Viggo Mortensen e Joel Edgerton interpretano tre degli speleologi amatoriali (i britannici Rick Stanton e John Volanthen e l'anestesista australiano Harry Harris) che contribuirono in maniera fondamentale alla riuscita dell'operazione.

Ha detto Ron Howard alla premiere del film a Los Angeles: «Quando quell'episodio avvenne io e mia moglie lo seguimmo con attenzione sui media, il fatto che tutto finì nel migliore dei modi fu un grande sollievo, ma solo quando lessi il copione capii la grandezza di quel salvataggio e la portata dello sforzo collettivo di una nazione, il coinvolgimento di così tanta gente. Capii subito che avrei potuto consegnare un racconto più vicino alla realtà, più coinvolgente e interessante della mera cronaca del tempo. Era una storia conosciuta ai più, volevo che fosse anche profondamente sentita».

Le riprese si sono svolte su un set ricostruito, ma erano ugualmente sott'acqua e in spazi molto ristretti. «È stato stancante ma fortunatamente non ci sono stati incidenti continua il regista e nessuno si è lamentato. Come avrebbero potuto, sapendo che stavano interpretano persone che erano davvero passate attraverso quell'esperienza?».

I veri Rick Stanton e John Volanthen hanno collaborato alla realizzazione del film: «Erano con noi sul set dice Colin Farrell e sono stati per noi un aiuto incredibile, tecnico, psicologico e in termini di sicurezza. Non sono mai molto a mio agio nell'acqua, ero nervoso. Sul set sono stati ricostruiti alcuni passaggi molto stretti, dove capitava che il tubo collegato al boccaglio si incastrasse e ti si sfilasse dalla bocca. In quei momenti il tuo cervello prova terrore anche se sei in un ambiente sicuro». Viggo Mortensen spiega che non sono state usate controfigure. «Quello che dovevamo fare era talmente specifico che era inutile insegnarlo a due persone, me e lo stuntman».

Ron Howard, che ama raccontare storie vere - lo ha fatto nel 2019 con Pavarotti e prima con Rush, A beautiful Mind e Apollo 13, per citarne alcuni - è soddisfatto del risultato: «Sapevo che raccontando questa storia avrei potuto consegnare un messaggio importante, ovvero che risultati straordinari possono essere ottenuti attraverso la collaborazione internazionale e la creatività.

Quando gli esseri umani, indipendentemente dalle loro radici e nazionalità, decidono di mettere insieme le loro forze e le loro capacità per un obbiettivo comune riescono quasi sempre».

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