"50 e 50", vivere o morire ma col sorriso

Un film tenero, toccante ma assolutamente poco lacrimevole che sfida la nostra capacità di giocare anche di fronte alla minaccia di un tumore

"50 e 50", vivere o morire ma col sorriso

Adam ha ventisette anni e una vita banalmente perfetta: un lavoro, una fidanzata, una piacevole routine. Almeno fino a quando un fastidioso dolore alla schiena non rivela un ospite sgradito: un raro tumore maligno dal nome impronunciabile che dà come percentuale di sopravvivenza e mortalità appunto quella enunciata dal titolo, ossia 50 e 50. Tra un’iniziale incapacità di reagire, l’avvio della chemioterapia e la conoscenza di una giovane terapeuta tanto inesperta quanto volenterosa, inizia per Adam una nuova esistenza.

Una commedia atipica, in cui è ritratta con un certo realismo la tragicità della situazione; ma anche in cui la cinepresa e, prima ancora, la sceneggiatura, scelgono di andare a indagare gli effetti, talvolta involontariamente comici, che la notizia di un tumore ha su un intero microcosmo di relazioni. Ne nasce un interessante e a tratti davvero spassoso affresco di umanità varia.

Adam attraversa la sospensione tra vivere e morire, momento per momento, non sempre con consapevolezza, anzi ricorrendo talvolta a stati alterati di coscienza indotti da droghe leggere. Ha un’unica ambizione: tornare ad essere nessuno di speciale e spogliarsi di quel che di orribilmente speciale gli è accaduto. Capisce che la vita si è fatta beffe dei suoi piani a lungo termine, ma impara anche che l’atteggiamento nei confronti di ciò che succede, è tutto quel che è in suo potere di decidere. E che il sorriso, amaro o no, è sempre la scelta giusta.

Perché è vero che è impreparato a vestire la condizione di malato, ma se solo si guarda attorno scopre che tutti hanno difficoltà a incarnare il proprio ruolo: genitori che soffocano per troppo amore, fidanzate improvvisatesi crocerossine per alleviare i propri sensi di colpa, amici che sono pronti a sfruttare l’inverosimile dell’altro. Semplicemente, ognuno è forse impreparato a vivere. Questo è il lato comico dell’esistenza cui è dedicato il grazioso film.

Se il valore di una pellicola fosse tutto nella lezione che se ne può trarre, questo allora sarebbe indubbiamente un film da vedere. Non per il valore artistico quindi, che è modesto, ma per l’intento di insegnarci a vivere l’imprevisto, anche il più doloroso, con più levità possibile.

Chi lo ha scritto, Will Reser, ha vissuto la faccenda in prima persona e sceneggiato il tutto in maniera tenera, toccante ma assolutamente poco lacrimevole; è questo che più si

apprezza del film, assieme alla naturalezza dei personaggi, tutti magistralmente interpretati .

Una commedia agrodolce che ci dice che umorismo e sofferenza, i veri 50 e 50 del titolo, non solo possono convivere ma debbono farlo.

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