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Katniss, l’eroina dei giovani ribelli più forte che mai

Il seguito della pellicola è avvincente, inzuppato di effetti speciali e di battaglie, la Lawrence strepitosa

Katniss, l’eroina dei giovani ribelli più forte che mai

Quello che accadde venti mesi fa, fu un caso più unico che raro. Una pellicola con target giovanile che piaceva anche alla critica; binomio quasi impossibile visti i disastrosi precedenti. Eppure, Hunger Games riuscì nell'impresa di mettere tutti d'accordo, pubblico pagante e giornalisti, passando, poi, a riscuotere al ricco botteghino. E consacrando la stella in ascesa di Jennifer Lawrence, fino all'Oscar vinto, in questo 2013, per Il lato positivo. Con una simile dote, quasi inevitabile puntare subito al sequel, sempre tratto dalla saga creata da Suzanne Collins. Con tutti i rischi del caso, perché la storia del cinema è piena di disastrosi episodi numeri due falliti clamorosamente. Non è il caso di Hunger Games - La ragazza di fuoco che, anzi, supera di gran lunga il primo capitolo anche per la scelta azzeccata, in regia, di Francis Lawrence (subentrato al precedente Gary Ross), capace di coniugare quantità (il film supera le due ore e trenta) a qualità (tanta), senza tradire il romanzo d'origine.

Per entrare nelle atmosfere di questo seguito è fondamentale aver visto il primo Hunger Games, se non altro perché non ci sono i classici riassunti iniziali. Si parte, così, da dove era finito il precedente lungometraggio, con la vittoria a sorpresa, cioè, di Katniss e Peeta, trionfatori della 74esima edizione degli Hunger Games. Un successo inaspettato che ha dato speranza e forza ad una ribellione che sta montando nei distretti e tormentando il Presidente Snow. Inizia, per i campioni, il «Tour della vittoria» nei dodici distretti; i due sono obbligati a fingere di essere innamorati, escamotage per tenere l'attenzione della gente rivolta al gossip e non ai problemi più urgenti (come a dire, cambiano le epoche, ma il potere si muove alla medesima maniera). Però, nonostante gli stratagemmi d'immagine, la rabbia si fa complotto e la ribellione si trasforma in sangue e ritorsione. Bisogna uccidere Katniss per riaddormentare la speranza, senza, però, trasformarla in una martire. Così, mentre la gente muore di fame e a Capitol City bevono grosse bibite per vomitare e ricominciare a mangiare, a Snow viene un'idea. «E se i 75esimi Hunger Games diventassero un'edizione celebrativa con in campo tutti i vincitori delle passate edizioni?». La gente non penserebbe ad altro, inghiottita da questo Grande Fratello orwelliano. E Katniss, certamente, finirebbe per morire, a cospetto di agguerriti concorrenti; e con lei, anche la speranza di ribaltare il potere centrale. Sempre in compagnia del tributo Peeta, l'agguerrita Katniss, ispirata dal suo mentore Haymitch Abernathy, si getta, suo malgrado, nella mischia, tra alleanze, tradimenti, morti e un inaspettato finale (per chi non ha letto il romanzo) che fungerà da traino per l'ultimo capitolo cinematografico (Il canto della vittoria, che uscirà diviso in due parti perché anche il botteghino vuole la sua parte).

Tanti gli aspetti positivi di questo sequel, come il «nuovo acquisto» Philip Seymour Hoffman, nei panni convincenti dello stratega che affianca Snow (Donald Sutherland) per influenzare i destini della gara. O i riusciti effetti speciali che arricchiscono i giochi, tra tsunami, banchi di nebbia velenosi e scimmie assassine. Francis Lawrence, poi, miscela perfettamente i vari generi che si intrecciano durante la trama, senza cadere nelle tipiche banalità di questo tipo di film. Non a caso, sono numerosi anche gli adulti che si sono appassionati alla saga di Katniss. Però, resterebbe tutto lettera morta senza la carta vincente di questa saga, la splendida Jennifer Lawrence, sempre più a suo agio nei panni di Katniss, ormai star indiscussa di Hollywood e camaleontica interprete (passa con disinvoltura da commedia a dramma, da fantascienza ad avventura con il medesimo rendimento). Talmente grande da offuscare l'altro protagonista Josh Hutcherson (Peeta), che, proprio per questo, appare più disorientato di quello che la parte richiederebbe.

Se Jennifer non è, in questo momento, la numero uno assoluta dello star system, poco ci manca.

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