Addio a Galasso, grande storico del Meridione, allievo di Croce

Uno dei più rilevanti storiografi italiani e grande meridionalista

Addio a Galasso, grande storico del Meridione, allievo di Croce

È morto ieri, all'età di 88 anni, Giuseppe Galasso, uno dei più rilevanti storiografi italiani e grande meridionalista. Nato a Napoli il 19 novembre 1929 vinse nel 1953, lui figlio di un vetraio e per molti versi autodidatta, una borsa di studio all'Istituto italiano di studi storici fondato da Benedetto Croce. E Galasso è sempre rimasto vicino alla lezione del filosofo idealista, al quale ha dedicato Croce e lo spirito del suo tempo (Laterza). Ma il meglio Galasso lo ha dato nell'ambito degli studi storici sul Meridione d'Italia. E questo non deve stupire perché tra i suoi maestri diretti ci fu Federico Chabod, del quale diceva: «Trasmetteva il senso del valore del lavoro dello storico». Quella lezione Galasso la introiettò e amplificò: fondamentale ad esempio il suo Dal Comune medievale all'Unità. Linee di storia meridionale (Laterza, 1969). Un saggio che già dal titolo rende chiara una delle linee di analisi di Galasso, ovvero indagare gli sviluppi della borghesia meridionale e i fermenti comunali del Sud, a lungo trascurati rispetto ai più evidenti fenomeni dell'Italia settentrionale. Monumentale la Storia del Regno di Napoli (1266-1860), in sei volumi, pubblicata da Utet. Come sono stati illuminanti i suoi studi sul periodo subito seguente la rivolta napoletana del 1647: Napoli spagnola dopo Masaniello. Politica Cultura Società, edito più volte e da più editori.

E se spesso gli storici si caratterizzano per scelte di campo marcate, Galasso era noto per analisi attentissime al documento e molto poco disposte all'aderenza a una tesi prefabbricata. Uomo affabile e di genio arrivava a scherzare, ai convegni, parafrasando una nota pubblicità: «No documents? No history».

Ridurre Galasso al grande ricercatore, che era, è però fagli torto: fu infatti deputato repubblicano dal 1983 al 1994, sottosegretario ai Beni culturali e poi all'intervento straordinario nel Mezzogiorno e dal 1978 al 1983 presidente della Biennale di Venezia. Questo al netto dell'attività giornalistica.

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