Addio Harper Lee, colpì al cuore l'America razzista

«Il buio oltre la siepe», ambientato negli anni Trenta ma uscito nel 1960, attirò l'attenzione del mondo sui diritti civili dei neri

Daniele AbbiatiNon ha mai puntato troppo in alto. Voleva soltanto essere «la Jane Austen dell'Alabama», cioè registrare più che creare, riflettere più che filosofare, giocare più che edificare. Usare insomma il proprio mondo, il piccolo mondo non proprio antico ma certo non particolarmente moderno (anzi, retrogrado, diciamo pure borghesemente - per i bianchi - incivile), come scenario immobile: la cartapesta dei ruoli convenuti e convenienti, il formalismo delle dinamiche sociali, le radici affondate nel perbenismo di maniera.Harper Lee, morta ieri a 89 anni, di anni ne aveva molti di più. Idealmente, era nata nel 1861 quando, all'inizio della Guerra di secessione americana, nell'elenco in ordine alfabetico degli Stati schiavisti il suo Alabama figurava al primo posto. Perché lì, nel buco nero della patria della Libertà, nel peso che grava ancora sulla coscienza dell'America si è chinata, da bambina, per raccogliere un sasso da lanciare in mezzo allo stagno dell'immobilismo conformista, urlando che il re, anche dall'altra parte del mondo, è nudo. Per lei scrivere Il buio oltre la siepe è stato proprio, ce lo dice il titolo originale del libro, come To Kill a Mockingbird, «Uccidere un usignolo», come compiere un pacifico atto di violenza dimostrativa. Da lì in poi, dal 1960 in poi, nessuno avrebbe più potuto dire «io non so», «io non c'ero, e se c'ero dormivo». Il Paese non sarebbe più stato Il grande paese buonista e cristallino che vediamo nel film, di soli due anni precedente, diretto da William Wyler, guardacaso con protagonista Gregory Peck, l'Atticus Finch da Oscar del Buio oltre la siepe cinematografico datato 1962.Missione compiuta, dunque, la piccola Nelle aveva battuto un colpo, uno solo, ma dirompente. «Ti sei mai chiesto - disse molti anni dopo all'amico reverendo Thomas Lane Butts - perché non abbia mai scritto un altro romanzo?». «Certamente - rispose il religioso - come milioni di altre persone». «Innanzitutto - disse lei - per niente al mondo mi esporrei di nuovo a quel tipo di clamore e pubblicità. Apprezzo troppo la mia privacy. E poi, perché provare a ridire un'altra volta ciò che avevo già detto?». La vicenda di Tom Robinson, il bracciante negro accusato ingiustamente di violenza su Mayella Ewell, una ragazza bianca, aveva fatto in men che non si dica il giro del mondo. Era una storia, inventata ma più reale della realtà, risalente a trent'anni prima, ma era soprattutto un tarlo che rodeva, silenzioso e laborioso, anche trent'anni dopo. Di lì a poco, nel '64, il Nobel per la pace andrà a un potenziale Tom Robinson, quel Martin Luther King il quale affisse sulla cattedrale dell'America non 95 (come il suo omonimo) ma una sola tesi, quella, eretica e inaspettata dal pubblico neutrale, della nonviolenza.Intanto Nelle, in nome dell'antica amicizia, segue e aiuta Truman Capote, alle prese con un altro caso spinoso, anche se di tutt'altra natura, A sangue freddo, truculento fatto di cronaca che stava per diventare capolavoro letterario. E lo fa fino al punto da seguire Capote nel Kansas, in qualità di collaboratrice e quasi co-autrice. Interviste con la gente del posto, indagini sul territorio, cavilli legali... Nelle era tornata a essere la Scout del suo romanzo, la bimba che nell'aula del tribunale di Maycomb, con gli occhi sbarrati e fissi sui testimoni e sul suo papà Atticus, impegnato a far trionfare una Verità scomoda, incarna la purezza dell'innocenza.Innocente è stata fino all'ultimo, Nelle Harper Lee, anche durante la bufera editoriale scoppiata l'anno scorso a proposito del suo secondo libro, Va', metti una sentinella, caso più unico che raro di sequel-prequel del Buio oltre la siepe. Dove il buono Atticus, negli anni '50 diventa un cattivo che non si sogna minimamente di difendere i negri, anzi, si iscrive al Ku Klux Klan. «Allora - dice a un certo punto - veniamo subito al sodo. Vuoi vagonate di negri nelle nostre scuole, nelle nostre chiese e nei nostri teatri? Vuoi che facciano parte del nostro mondo?».

Nel 1960 Harper Lee aveva risposto «sì». E «sì» è anche la risposta che suscita Va', metti una sentinella. La vecchietta di 89 anni capace di poco intendere e di poco volere, reclusa in una casa di riposo e morta ieri, lo capirebbe. Dovrebbero capirlo tutti.

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