Si è spento a 85 anni il pianista e compositore jazz Horace Silver, pioniere dell'hard bop negli anni '50. Stando a quanto riferito dal figlio Gregory, citato dalla National Public Radio (un circuito radiofonico tra i più importanti degli States) il musicista è morto per cause naturali. Nato nel Connecticut, Horace Ward Martine Tavares Silva proveniva da una famiglia originaria di Capo Verde e, fin da piccolo, fu influenzato dalla musica folk delle isole al largo del Senegal. Silver iniziò come sassofonista, prima di passare al piano, accompagnando in tournée Stan Getz, uno dei giganti del Novecento. Si stabilì quindi a New York, dove per 25 anni ha lavorato per la casa discografica Blue Note, legando il proprio nome alla scoperta di alcuni grandi musicisti. Negli anni Ottanta attraversò una lunga fase di oblio, salvo poi ritornare al centro dell'attenzione nel corso degli anni Novanta. Il suo primo album, Horace Silver and the Jazz Messengers, è considerato la pietra miliare della corrente «hard bop», che trae ispirazione da rhythm and blues, gospel e blues. Una tendenza musicale che all'inizio fu considerata male dalla frangia più integralista dei fans perché ritenuta «sporca» e troppo contaminata. Ma poi fu accettata anche grazie ai livelli qualitativi eccelsi raggiunti da Silver.
Il suo stile era giocoso, pieno di allegria, venato anche di funky in una miscela che lui un girono definì «semplicità significativa» «Lo stile di Silver al pianoforte - secco, fantasioso e profondamente funky - divenne un modello per molti pianisti che hanno avuto successo», ha scritto la casa discografica Blue Note in un ritratto dell'artista pubblicato sul proprio sito internet. Ma per cogliere fino in fondo la reale essenza di questo fenomeno del jazz si dovrebbe leggere la sua autobiografia «Let's Get To The Nitty Gritty» (California University Press, 2006).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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