Adolescenti in cerca di sé Tra le rovine del mondo o nelle corsie d'ospedale

"The Giver. Il mondo di Jonas" e "Colpa delle stelle" sono film molto diversi ma accomunati da un innato individualismo Fantascienza o realismo, conta affermare la propria identità

Adolescenti in cerca di sé Tra le rovine del mondo o nelle corsie d'ospedale

In questi giorni il cinema offre la possibilità di confrontare due fenomeni che spopolano tra gli adolescenti, e a dire il vero anche tra i loro genitori. Da ieri è nelle sale The Giver - Il mondo di Jonas di Phillip Noyce, cast stellare che include Meryl Streep, Jeff Bridges, Katie Holmes, Taylor Swift e i due protagonisti, i giovani Brenton Thwaites e Odeya Rush. Siamo in pieno filone distopico, a cui appartengono recenti exploit al box office, come la saga di The Hunger Games e quella di Divergent . La tendenza nasce nel mercato librario, dove tuttavia è considerata esaurita dagli specialisti, e infatti The Giver è l'adattamento dell'omonimo bestseller mondiale firmato da Lois Lowry nel 1993 (in Italia edito da Giunti). Fantascienza dunque.

All'estremo opposto, quello del realismo, rivisto e corretto ma drammatico, si colloca invece Colpa delle stelle di Josh Boone con Shailene Woodley e Ansel Elgort (quest'ultimo sulla rampa di lancio hollywoodiana come nuovo Robert Pattinson). La sceneggiatura è fedele all'omonimo bestseller di John Greene, edito da Rizzoli, oggi al primo posto anche in Italia, dopo un'estate comunque trionfale, tenuto conto dello stabile ingresso del romanzo nella top ten settimane prima dell'uscita della pellicola. Del resto, proprio il realismo è considerato il filone d'oro dei prossimi anni. Colpa delle stelle racconta la storia di due sedicenni, Hazel e Gus, che si innamorano dopo essersi conosciuti a un centro di sostegno per malati di cancro. Hazel si è salvata per miracolo, grazie a un farmaco sperimentale. Gus ha subito l'amputazione di una gamba. L'aspetto più convincente del romanzo, forse non abbastanza in risalto nel film, è l'abilità con cui l'autore evita il sentimentalismo puntando invece con delicatezza sui sentimenti. Hazel e Gus irridono i luoghi comuni sulla malattia: chiamano le cose col loro nome, riconoscono la tragedia e così facendo rivendicano in fondo la propria unicità di fronte a un mondo, specie quello della famiglia, che vorrebbe (sia chiaro: per amore e disperazione) nascondere il dramma dietro alle perifrasi e alla simulazione di una impossibile normalità. Si piange troppo, dicono i critici: e allora? Anche la realtà fa piangere.

Con The Giver siamo proiettati in una comunità del futuro nella quale sono state abolite non solo tutte le differenze ma anche tutte le emozioni. È un modo drastico di evitare ogni conflitto. La vita scorre monotona, asettica, incolore, sospesa in un eterno presente, regolata dalle leggi imposte dagli Anziani e dalle iniezioni quotidiane di tranquillanti. Ognuno svolge il compito che gli viene assegnato dalla città-Stato. Le telecamere osservano e registrano i cittadini, comunque poco desiderosi di trasgredire. C'è una sola eccezione. Un uomo, il Donatore, ha il diritto di conoscere il passato e di provare i sentimenti da tutti dimenticati. Questa sapienza viene trasmessa da maestro ad allievo, generazione dopo generazione. Il giovane apprendista, Jonas, il diverso tra gli identici, sperimenta la potenza della memoria, lo splendore dell'amore, la profondità del dolore. E decide che la società degli uguali in cui è cresciuto deve finire, perché riduce le persone a funzioni, privandole dell'anima. Ma gli Anziani possono accettare la ribellione? Per scoprire la risposta, dovrete andare al cinema.

Con The Giver siamo comunque vicini all'universo delle saghe già citate. In The Hunger Games , lo Stato totalitario dispone a piacimento dei giovani cittadini, arruolati in giochi mortali come tributi. In Divergent , lo Stato totalitario si arroga il diritto di decidere una volta per tutte quale ruolo i ragazzi debbano occupare nella società. In altre trilogie o tetralogie librarie, lo Stato totalitario si intromette negli amori e nelle passioni degli adolescenti, al fine di programmare al meglio la specie. I prodotti fin qui citati sono stati studiati per un pubblico tra i 14 e i 18 anni, ma sono frequentati volentieri anche dagli adulti.

Nella loro assoluta diversità Colpa delle stelle e The Giver ci restituiscono l'immagine del sedicenne in conflitto per scoprire e conquistare la propria identità.

Sono entrambi piccoli inni all'individualismo, il che, almeno ai nostri occhi, li rende preziosi e li riscatta dall'eventuale ingenuità. Anzi, di fronte agli scenari distopici di The Giver viene da chiedersi: perché, passata la fase della rivolta, gli ex ragazzi ritornano all'ordine e cercano conforto nello Stato mamma?

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