Anche Mogol promuove la radio "sovranista"

Il grande autore sostiene la proposta della Lega per una «quota fissa» di canzoni italiane

Anche Mogol promuove la radio "sovranista"

In principio a tenere bordone alla proposta leghista di difendere la musica italiana con la forza (della legge) fu Al Bano da Cellino San Marco: in radio almeno sette canzoni italiane su dieci e sembrava una sparata da naufrago nell'Isola, anche se le sue arie in duetto con Romina sono molto più che tricolori e, superando via etere la cortina di ferro, hanno fatto cantare «Felicità» persino l'Urss appena orfana di Breznev.

Ma la vera sorpresa si chiama Mogol, supporter inatteso anche per Alessandro Morelli, il deputato della Lega autore della proposta di legge presentata appena prima Sanremo. Dopo giorni di insulti e vituperi politici e intellettuali, è sceso in campo il re dei parolieri e degli autori, della Caselli, di Cocciante, dei Dik Dik e dei New Trolls, per non dire soltanto e soprattutto l'altra metà del cuore di Battisti. Ecco, Giulio Rapetti Mogol, attuale presidente della Siae, la società italiana degli autori e degli editori, ha lanciato un appello ufficiale ai suoi associati affinché sostengano la proposta di legge dell'ex direttore di Radio Padania sulle quote da destinare alla musica italiana in radio: almeno un terzo. Oltre alla nota ufficiale, Mogol ha bissato a Un giorno da pecora: «Oggi la cultura popolare ha bisogno di un aiutino, e il fatto che questa legge promuova il 10% di musica di giovani è positiva». Mogol sogna di ascoltare ancora di più anche i grandi italiani del passato «che certo non sono scaduti: De Andrè, De Gregori, Battisti». Red Ronnie e Facchinetti avevano già detto sì.

È intervenuto anche Pippo Baudo a sostenere che è una buona legge. A questo punto Morelli, abituato a essere combattuto più che compiaciuto, pare quasi buonista: «Non voglio la radio sovranista, i piccoli produttori sono con me, sono aperto a ogni migliorìa...».

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