Anche il Pd casca nel negazionismo e "ridimensiona" il caso di Norma Cossetto

Democratici e Anpi boicottano la presentazione di un libro sulla martire

Norma Cossetto a 23 anni
Norma Cossetto a 23 anni

All'Anpi il negazionismo, si sa, è di casa. Lo scorso anno la sezione di Parma - trasformata, con l’estinzione dei veri partigiani, in una ridotta della sinistra radicale - tentò di celebrare il Giorno del Ricordo riunendo tre pseudo storici impegnati da anni a negare le foibe. A sbugiardarli ci pensò Sergio Mattarella. Il Presidente ricordò che le foibe non furono “come qualche storico negazionista o riduzionista ha provato a insinuare una ritorsione contro i torti del fascismo”. E tra le vittime – sottolineò - “vi furono molte persone che nulla avevano a che fare con i fascisti e le loro persecuzioni". Non è bastato.

Quest’anno il vizietto contagia anche l’Anpi di Pavia. E a darle man forte ci si mette pure la locale sezione del Pd, dimentica evidentemente di come l’istituzione della Giornata del Ricordo sia stata sostenuta, al tempo, da Luciano Violante e Pier Fassino. Fedele al ritorno al passato ispirato da Nicola Zingaretti il Pd di Pavia sta appoggiando la campagna di Luca Casarotti, il locale presidente dell’Anpi deciso a osteggiare la presentazione di “Foiba Rossa”, il fumetto dedicato a Norma Cossetto, la 23enne istriana seviziata, violentata e gettata in una foiba nell’ottobre 43. La principale accusa all’ amministrazione di centro destra, pronta ad ospitarne la presentazione nella Sala Consigliare il 10 Febbraio prossimo, è di sponsorizzare un libro “fascista” pubblicato da Ferrogallico, casa editrice considerata vicina a Casa Pound. Ma quello è solo l’appunto di facciata. Sotto sotto aleggia il tentativo di ridimensionare non solo la vicenda Cossetto, ma tutti gli eccidi commessi dai partigiani di Tito. Non a caso il Pd accusa la giunta di strumentalizzare ideologicamente “vicende storiche come quella che, per semplificazione, viene denominata foibe”. Fedele alla lezione di Lenin il Pd punta insomma a ridurre gli infoibamenti di Norma Cossetto e di migliaia di italiani a pura “propaganda” o a banali “semplificazioni storiche”. E sempre nella logica leninista della “rieducazione” suggerisce titoli alternativi rispetto ad un “Foiba Rossa” colpevole di non annacquare l’eccidio di Norma Cossetto nel più vasto contesto storico del litorale nord orientale. Un tentativo ben in linea con le tesi di personaggi come Claudia Cernigoi, la sedicente “storica” - invitata lo scorso anno dall’Anpi - impegnata ad attribuire ai nazisti anziché ai partigiani l’eccidio della Cossetto.

Un tentativo smentito, già nel dopoguerra, dall’onestà politica di Concetto Marchesi, il deputato del Pci - già rettore di quell’Università di Padova in cui studiava la Cossetto - che nel 1948 si mobilitò per farle attribuire una laurea “honoris causa”.

Un riconoscimento seguito, nel 2005, dalla medaglia d’oro al valor civile conferita da Azeglio Ciampi alla “giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi (…) lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio”. Una motivazione che il Pd di Pavia farebbe meglio a rileggere e ricordare.

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