Alla fine quel dubbio lì, quello su dove finisce la macchina e dove inizia l'uomo, è uno dei più forti della modernità. Ha fatto la fortuna dei romanzi di Isaac Asimov o di film come Blade Runner o L'uomo bicentenario. E non è un dubbio che tende a sciogliersi, anzi: l'arrivo nel 2013 dei computer quantistici (non ragionano sulla logica 1-0, ragionano su infinità di «forse») rischia di trasformare più in fretta del previsto la domanda da teorica a pratica. Queste le premesse scientifiche e parascientifiche della serie che arriverà in anteprima su Premium Action, a partire da domani in prima serata. Si intitola Almost Human ed è prodotta e pensata da due geniacci del settore Sci-fi come Joel Howard Wyman (il produttore esecutivo di Fringe) e J.J. Abrahms (che da Star Trek passando per Guerre Stellari è il padrone indiscusso di tutto il futuribile).
La trama ha al centro proprio il libero arbitrio: degli uomini e delle macchine. Il tema è di calvinistica memoria e quindi oltre ad essere questione di fondo della robotica è radicatissimo nella cultura a stelle e strisce. Ma tranquilli, niente pipponi, è pur sempre una serie americana. E quindi il tema, mica da poco, è declinato in solida trama poliziesca (non per niente prima parlavamo di Blade Runner). Nel 2048 la scienza ha permesso di affiancare ai poliziotti di Los Angeles una serie di androidi simili agli esseri umani. Un affiancamento necessario dopo che il crimine è diventato a sua volta iper tecnologico. Ma il supporto androide non salva John Kennex (interpetato da Karl Urban, il dottor Leonard McCoy dei nuovi Star Trek), detective del dipartimento di polizia che cade vittima di un'imboscata. Anzi le decisioni, logiche ma spietate, di un androide, modello MX, contribuiscono a fargli perdere una gamba e un collega. Kennex si risveglia dopo 17 mesi di coma e con dei ricordi frammentari di ciò che è gli è successo. Con impiantata una gamba artificiale robotizzata, lotta per riuscire a cavare dal suo cervello informazioni che lo aiutino a catturare la banda di cibercriminali che lo ha ridotto così. Non vorrebbe più saperne di colleghi artificiali (butta giù da una macchina in corsa il nuovo MX che gli hanno assegnato, facendogli fare la fine dell'asciugacapelli acceso nella vasca da bagno). Però la sua capa Sandra Maldonado (Lili Taylor) non ci sta. Fa ripescare dai depositi della polizia un androide messo in sonno quattro anni prima. Si chiama Dorian (ha la faccia di Michael Ealy), appartiene al modello precedente gli MX. Lui e i suoi fratellini erano stati ritirati dal servizio perché troppo umani ed emotivi rispetto alla nuova serie. E così Kennex si trova vicino un «sintetico» che dice parolacce, lo manda a stendere, non sta zitto a comando e ha pure intuito investigativo. Insomma una macchina poco convinta di essere una macchina.
Come possa svilupparsi una trama del genere, tra sparatorie iper tecnologiche e misteri incrociati - in questo futuro è difficile riconoscere gli umani dai «sintetici», figuriamoci i buoni dai cattivi - è facile immaginare. E la serie pesca da tutto il repertorio offerto dalla fantascienza: oltre ai libri e ai film gia citati ci sono fortissimi debiti anche verso Io robot di Asimov. Funziona? Sì, dagli amanti delle tre leggi della robotica si farà senz'altro apprezzare, e una bella fetta di pubblico normale potrebbe tranquillamente accontentarsi della parte più prettamente poliziesca. Negli Usa però non è andato poi così bene, tanto che si rischia la monostagione e via andare.
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