È bellissimo entrare nelle mille anime di Barbara Delmastro Meoni. Un’artista, un angelo della notte dalle tante vite passate a raccontare il piacere e la gioia che si può provare a divertirsi senza usare artifizi. Modella di grande fama ha iniziato il suo percorso artistico sentendosi un "brutto anatroccolo", che ha poi spiccato il volo trasformandosi in uno splendido cigno. Accanto a lei, Lady Tabata, il suo alter ego, la sua anima forte e trasgressiva, che con lei è cresciuta e si è scontrata, ma da cui ha imparato tanto. Questo connubio di donne forti e fragili allo stesso tempo ha dato vita a molti progetti, a tanti impegni vissuti soprattutto nel sociale. Impegni che l'hanno fatta amare molto anche tra i giovani.
Il 9 maggio uscirà il suo primo libro, “Lady Tabata la regina della notte”, con la prefazione di due suoi gradi amici: Piero Chiambretti e Luca Abete che hanno voluto fortemente testimoniare l’impegno di questa bellissima e sensuale creatura. Ed è proprio qui, con un caffè fumante in mano che partiamo per questa lunga chiacchierata che somiglia ad un bellissimo viaggio…
Perché ha deciso di scrivere un libro?
“Diciamo che non ho deciso proprio io… È stata più che altro una grande sorpresa. Un giorno, aprendo i miei social che sono seguitissimi, ho trovato il messaggio di un’editore che mi diceva semplicemente: 'Allora, sei pronta a scrivere il tuo primo libro?' All’inizio ho avuto un momento di stupore, poi ho risposto: 'Sì, sono pronta'. Ci siamo incontrati e mi ha raccontato che era un po’ che mi seguiva suoi social, già dai tempi in cui facevo la top model, e voleva fortemente che io raccontassi tutta la mia vita in questo libro”.
In quanto tempo lo ha scritto?
“È stato un lungo percorso di un anno e mezzo in cui sono stata aiutata da una 'ghost writer' visto che non sono una scrittrice. L’ho voluta perché tenevo moltissimo che arrivassero bene alcuni concetti fondamentali che sono poi il cuore di questo libro. Così è nata ‘Lady Tabata la regina della notte’".
Un libro che ha due prefazioni importanti...
“Sì, di due miei cari amici, Piero Chiambretti e Luca Abete. Conosciuti in due frangenti diversi, ma molto vicini a me. Sono stata particolarmente onorata quando alla fine delle prefazione Chiambretti ha scritto: 'Se rinasco, rinasco lei: Lady Tabata'. Oppure quando Luca Abete ha raccontato della nostra conoscenza nata in discoteca prima ancora che lui approdasse a 'Striscia la notizia' insieme alle sue 'pigne'".
Da dove parte il suo libro?
“Dalla mia infanzia. Io sono nata brutto anatroccolo e mi sono sempre sentita un brutto anatroccolo. Sono stata bullizzata perché ero molto brutta”
Guardandola ora si fa fatica a pensare che fosse così brutta...
“Avevo gli occhi storti, portavo una di quelle bende per raddrizzarli. Ero magra e poi devo dire che la moda dell’epoca, eravamo negli anni ’70 non aiutava molto, mia madre mi faceva indossare quei maglioni color senape con le gonne lunghe scozzesi, insomma proprio non si poteva dire che ero una bellezza”.
Addirittura bullizzata per questo…
“I bambini quando sono piccoli hanno una cattiveria estrema, riescono a farti molto male perché non hanno filtri. Mi sentivo molto sola perché mi emarginavano. Avevo pochissimi amici”.
Poi? Quando arriva la rivincita?
“Avevo circa 16 anni, ed ero andata in un negozio del centro per prendere un disco di Boy George che adoravo. Entro e vedo questo signore di colore enorme, proprio un armadio. Non nego di essermi spaventata. Lui mi guarda e dice: 'Sei bellissima'. Sicura che non parlasse di me rispondo: 'Bellissima?' Guardandomi anche un po’ intorno. 'Sì -mi disse - e se tu vuoi ti farò diventare una star e ti porterò a Parigi'. Credevo fosse uno scherzo invece lui era il grande produttore musicale Christian Cabaza e tutto quello che aveva detto era vero”.
Quindi ha iniziato a sentirsi bellissima?
“Io mi sentivo brutta, per cui ero brutta”.
Non mi dica però che ha rifiutato di andare a Parigi…
“No, a Parigi ci sono andata anche se con molta difficoltà”.
Perché?
“Principalmente perché ero minorenne e quindi avevo bisogno delle firme dei miei genitori, ma non era una cosa semplice. Mia madre e mio padre non erano d’accordo e avevo una situazione familiare complicata, mio padre aveva un’altra famiglia, quindi nonostante stesse con noi, io portavo il cognome di mia madre, perchè all'epoca non c'era ancora stata la riforma della famiglia, insomma ho faticato molto”.
Arrivata lì ha cominciato come modella?
“Sì, Christian mi ha fatto entrare dalla porta principale, sono stata presa dall’Agenzia Elité con cui ho cominciato subito a lavorare. Mi ricordo il primo servizio che uscì su una rivista italiana, indossavo abiti di grandi marchi e per la prima volta mi sono vista 'veramente'. Guardando quelle foto ho detto: 'Ma sono io?'"
Quel sentirsi brutta era forse solo nella sua mente?
“Questo è uno dei punti focali del libro, quello di capire come si è realmente. Ci sono messaggi contro i pregiudizi, il bullismo, la violenza sulle donne che sono trappole infernali che ci imprigionano e da cui non si esce più. Io ho voluto spiegare come si deve reagire a tutto questo, come si deve acquisire sicurezza in se stesse. Tutte cose molto attuali soprattutto nella fase storica che stiamo vivendo”.
Concetti importanti soprattutto da qualcuno che ha vissuto sulla propria pelle queste cose ed è riuscito a trasformarle in forza...
“Questo periodo storico che stiamo vivendo è molto complicato soprattutto per i social che se usati in maniera impropria indeboliscono l’animo, il cuore e il corpo. Viviamo relazioni virtuali e questo porta i ragazzi di 14/15 anni ad essere più fragili rispetto al periodo in cui avevo anche io quell’età. Prima c’erano le panchine, ora le chat. Prima se ti piaceva qualcuna e ti diceva 'no', te lo pigliavi e lo portavi a casa, ora da un rifiuto possono nascere tragedie”.
Però anche lei usa molto i social...
“Sì, ma come strumento positivo, come esempio da dare, come modalità per vedere il bianco e non il nero e per imparare a rafforzarsi”.
Quanto tempo è rimasta a Parigi?
“Ho passato lì tre anni meravigliosi, dove ho capito che la bellezza la devi creare tu nella testa. La bellezza del coraggio, dell’amore, dell’accoglienza verso gli altri e della voglia di vivere. Ho imparato tutto questo, perché prima avevo conosciuto il 'nero' della vita, la tristezza la depressione, la paura di tutto. Più mi sentivo brutta fuori, più imbruttivo dentro”.
Come è nato il nome Lady Tabata?
“Quando ero piccola, come fanno molto bambini, avevo questa amica immaginaria che mi consolava, mi aiutava, con cui io mi confidavo e a cui poi ho dato il nome di Lady Tabata che è diventato anche un fumetto da tre milioni di visualizzazioni all’anno. È online su Ishu - Lady Tabata comics”.
Una vera e propria eroina...
“È la prima volta che una donna crea un fumetto, normalmente è il fumetto che crea la donna. Grazie a questo, che è nato come strumento contro la violenza sulle donne, io interagisco con gli appassionati di comics che attraverso Lady Tabata interagiscono con me e percepiscono il messaggio positivo su questo dramma sociale”.
La sua Lady Tabata somiglia ad una creatura di Milo Manara
“Milo Manara mi aveva già dedicato la copertina di Playboy e l’ha fatta solo a due donne: a Marilyn Monroe e a me. Un grande soddisfazione. La disegnatrice di Lady Tabata ha preso spunto da Manara trasformandolo in un’eroina manga che è un genere che piace moltissimo ai giovani”.
Quanto è diversa Lady Tabata da Barbara?
“Totalmente. Lei è una donna forte, una guerriera, una che non scende a compromessi ed è totalmente indipendente, quasi una dea. Mentre io sono una donna con le mie debolezze con una spiccata sensibilità, una donna che ama il sesso e ha ancora dentro quel brutto anatroccolo che le ricorda quanto è importante essere vicini agli altri. Io non sono indipendente come lei, ecco perché ancora oggi Lady Tabata mi dà coraggio”.
Su una cosa però siete identiche, entrambe siete due creature della notte...
“Esatto. La notte è stata la mia scelta di vita quando ho lasciato il mondo della moda. Anche qui, come è successo per il mio incontro con Christian, fu il caso a farmi incontrare un uomo che è poi diventato mio marito che era anche il proprietario di una discoteca”.
Le piaceva questo mondo?
“Era il mio paradiso, il mio luna park, e poi da sempre ho amato la musica tanto che due anni fa ho anche inciso 'Viens', un disco con Guido Guglielmetti che è il 'capobanda' di Francesco De Gregori”.
Cosa faceva in discoteca?
“Cantavo, facevo la vocalist, ma non solo questo. La parte che mi interessava di più era capire alcune cose, certe abitudini di chi la frequentava. Ad esempio, mi sono informata su ogni genere di droga, su come si potevano evitare le stragi del sabato sera. Io nei miei locali ho creato delle navette che nel caso hai bevuto ti riportano a casa”.
Al contrario di questa sua immagine sexy lei è proprio un angelo della notte...
“Ci sono tante persone che raccontano come la notte va vissuta, ma io credo che siano modalità non efficaci. Se mi metto nei panni di un ragazzo che va a curiosare su Internet trova consigli o atteggiamenti sbagliati e trasgressivi solo per essere alla moda trasformando però la notte in una esperienza negativa, vedi l’alcool e le droghe. Al contrario, io voglio raccontare la notte della sensualità, della bellezza, dell’emozione, di vestirti bene e assaporare una serata dove magari potrai incontrare qualcuna che ti piace e viverti una storia senza artifici. Così credo sia vedere il bello. È quasi terapeutico”.
Questo suo percorso l’ha portata a ricevere anche dei premi per il suo operato?
“Sono stata premiata nel 2015 e nel 2017 dall’International nightlife per l’educazione civica al divertimento e come icona della notte con il 'Golden Moon' che è un premio sociale importantissimo. Inoltre, e ci tengo molto a sottolineare questa cosa, insieme all’associazione benefica 'La Rete di Atena' che si occupa di disagio sociale e combattere contro la violenza sulle donne. Abbiamo creato il progetto 'Lady Tabata va a scuola', un opuscolo con il fumetto di Lady Tabata che ti spiega come divertirti in modo sano. Questo è stato distribuito in alcuni licei di Torino dove per sei mesi sono stata anche docente di educazione”.
Un esperimento sociale che sarebbe interessante portare in tutti i licei italiani...
“Sto lavorando per questo, grazie al libro, grazie ai media che mi supportano, perché la mia missione è insegnare come divertirsi ai ragazzi”.
Come si entra nel cuore dei ragazzi, come si riesce dove molti falliscono?
“Il segreto non è negare il divertimento, ma insegnare come divertirsi. Io lo faccio attraverso il fumetto, con i miei social quando vado ad esibirmi in altri locali. Sono molto conosciuta e amata dal popolo della notte, perché parlo lo stesso linguaggio dei giovani e loro mi ascoltano”.
La sua fisicità non la aiuta in questa "missione"?
“È il mio passepartout con loro, perché con questo mio modo di presentarmi sono credibile quando parlo di divertimento. In definitiva, io voglio raccontare ai giovani che possono scegliere.
Io ti racconto cosa è il bene e cosa può succedere, gli altri ti raccontano cosa è il male e cosa può succedere, poi tu puoi scegliere, ma secondo me tutti scelgono il bene. Se conosci l’altra parte della medaglia, anziché andare a casa a vomitare o ritrovarti in un ospedale in coma etilico, non è meglio divertirsi sul serio?"
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