"Borghese e misteriosa. Per Amelio scopro un'altra parte di me"

Dopo l'ultimo film col marito Virzì, premiato a Taormina, la aspettano tre nuove pellicole

"Borghese e misteriosa. Per Amelio scopro un'altra parte di me"

È l'attrice del momento e lo sarà anche l'anno prossimo. Per ora, Micaela Ramazzotti, Nastro d'argento a Taormina con La pazza gioia, film venduto in quaranta paesi e che l'ha consacrata interprete di notevole spessore, accompagna in America il marito regista, Paolo Virzì. Il padre dei loro due figli, Jacopo e Anna, si appresta a girare The Leisure Seeker con Donald Sutherland ed Helen Mirren e Micaela ne approfitta per darsi un po' di tregua. Ha lavorato a rotta di collo, infatti, questa trentasettenne sempre più magra e spirituale sotto al curatissimo caschetto di capelli scuri e sempre più simile al marito: lei, «la tigre di Casalpalocco» che un tempo aveva l'accento romano, ora parla livornese, porge le frasi pesandole con calma e forse posa da diva. E lo è, diva: al di là di Virzì, che sa come valorizzarla, l'hanno appena diretta Gianni Amelio, Cristina Comencini e Sebastiano Riso. Due veterani e un emergente tutti per lei, tanto bella quanto brava, dicono.

La pazza gioia ha trionfato ai Nastri d'argento e non solo. Archiviato il successo di pubblico e critica, che cosa c'è dietro l'angolo?

«Nel futuro c'è La tenerezza di Gianni Amelio, regista con il quale è nato un amore senza fine. Mi sono sentita molto accolta dal suo cinema e mi piace la sua personalità, ciò che racconta. Sono pazza di lui! Mi ha sorpreso essere chiamata da Amelio... non me l'aspettavo».

Com'è il suo personaggio?

«Il film è quasi un thriller e il mio personaggio è misterioso. Una donna borghese, ma enigmatica, con gli orecchini di perle e un grande amore per i suoi figli. Sposata a un uomo differente da lei (Elio Germano, ndr). Gli attori non sanno mai chi sono e a me piace sapere che può arrivare qualcuno, come Gianni Amelio, pronto a svelarti a te stessa. A farti capire chi sei».

Dopo la coppia con Valeria Bruni Tedeschi, in La pazza gioia, ecco un altro duetto al femminile, nel film di Cristina Comencini, Qualcosa di nuovo. Ce ne parla?

«Con la Cortellesi mi sono trovata benissimo: se io amo improvvisare, lei viene sul set preparata, precisa come una maestra. Si tratta d'una commedia comica, tratta dalla piéce La scena della stessa Comencini, dove siamo due tipiche donne d'oggi. Belle, realizzate, ma sole. Una strana coppia divertente, dalla femminilità opposta. Due amiche d'infanzia: la Cortellesi fa la rigida, io la disinvolta. Entrambe pensiamo che con gli uomini non ci sia futuro. Poi, però, arriva un giovane uomo, che ci spiazza: sulla femminilità, ne sa più di noi. E lo amiamo entrambe».

Oggi lei è sofisticata e richiesta dagli autori: sono lontani i tempi di Zora la vampira. Se guarda indietro, che cosa vede?

«Mi piace di più immaginare la Micaela di dopo, quella del futuro. M'incuriosisce di più. Ho la fortuna di crescere, come attrice e come persona. Conosco molte donne e so che abbiamo tanti strati: siamo tante donne, dentro. Se si scopre un particolare, dentro c'è tanto da raccontare».

Passa con disinvoltura dai ruoli comici a quelli drammatici. Con l'emergente catanese Sebastiano Riso affronta il tema dei diritti civili, nella sua opera seconda Una famiglia...

«Non si tratta di un film gay, ma riguarda tutti. Il diritto di avere una famiglia è tema universale.

Anche qui si parla di donne, di come non abbiano gli stessi diritti e possibilità dell'uomo nella società italiana. Sarò un personaggio della vita vera, reale. Sono appassionata di quello che succede e che succederà intorno a noi».

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