A farmi tornare in mente il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che dà del «gufo» a presunti «gufatori», con gli stessi che si smuovono come tanti polli stivati in batteria, non è stato «il cacciator fischiando» della San Martino del retore-eroico Giosuè Carducci, bensì la meravigliosa onda in ciel che i nugoli di storni disegnano di questi tempi (a parte il guano temuto quanto una pestilenza). Storni che modulano l'azzurro come enormi dipinti di Getullio Alviani (quando è grigio con luce metallica), o di Piero Dorazio, oppure di Hans Hartung e di Antonio Sanfilippo. Il Presidente citò il beneagurante gufo come dispensatore di inciampi scalognosi, lui che (scherzo, me lo perdoni) sembrava un gallo livornese (fantastico esemplare bianco con cresta rosso Dior, forgiata chissà da quale maestro incisore) a sua volta rassomigliante a Ettore Petrolini che fa Nerone (si veda la coroncina di alloro a sua volta simile alla cresta del gallo). Dunque, poveri gufi, civette, allocchi. Esseri notturni che non fanno male a nessuno, anzi, disarmano l'armato, con i loro occhi grandi e fissi, e gli ricordano la lentezza muta del tempo e della leggenda (spagnola) che vuole proprio il gufo là sul Calvario ad assistere alla crocifissione di Gesù.Ma sulla misconoscenza degli uccelli, anche la letteratura non è esente. Lo sgambetto più plateale lo fece a l'Upupa il nostro amato Foscolo, scambiando il suo «singulto» per quello di un alato notturno che svolazza «su per le croci/ sparse per la funerea campagna.../». All'oltraggio pose rimedio nel 900 Eugenio Montale in Ossi di seppia: «Upupa, ilare uccello calunniato/ dai poeti, che roti la tua testa...». Però la foto divulgatissima, face to face, nella quale vediamo il profilo destro del Nobel che punta il profilo imbalsamato dell'upupa, rigetta l'uccelletto della primavera, con crestolina indiana e collare da principe azteco, tanto sensibile da accorgersi di essere osservato a cinquanta metri di distanza, nel bianco e nero della tristezza e non nella luce vitalissima dei suoi colori (il più bravo e forse unico pittore in Italia che lo ha dipinto è il milanese Riccardo Gavazzi).Ma per fortuna che il Bronzino ci ricorda gli uccelletti vicini alla Croce, regalandoci il Ritratto di Giovanni de' Medici. Contemplate con quanta gioia il bimbo paffutello stringe, come fosse un fratello più piccolo, il suo cardellino con la mano destra e indice sull'ala a mo' di protezione.Poi Umberto Saba in Quasi un racconto apre gabbie e voliere della sua passione e libera animali e uccelli: «La tua gattina è diventata magra./ Altro male non è il suo che amore.../». E avanti con maiali, galline... E sempre gli uccelli adorati: passeri, merli, canarini, pettirossi, civette, rondini, (possedette perfino un'aquila). Con Giovanni Pascoli, in 10 Agosto, ne «la cena de' suoi rondinini», pure le rondini con beccucci affilati e canti straziati e unghie artigliose, fanno famiglia umana nel «nido», mentre una non tornerà più perché uccisa (il padre). Comunque (chissà chi lo ricorda?) pure il poeta che visse a Barga (luogo esoterico e invaso dalle civette e confratelli nella selvaggia Garfagnana), ebbe un'aquila nell'unica poesia superomistica: La piccozza.E chi non ha imparato a memoria Il passero solitario di Giacomino da Recanati? E chi non sa che i tanto gettonati dinosauri (divenuti giocattoli su scala planetaria per bambini che hanno abbandonato il Lego), si sono in parte estinti e in parte trasformati in Archaeopteryx, cioè enormi uccelli che offuscavano luna e sole?Intanto tra gli ultimi dipinti di Van Gogh c'è Campo di grano con volo di corvi. Il pittore che non si è sparato, ma gli hanno sparato i ragazzini che giocavano tra quello stesso grano. Tra gli uccelli neri vi fu il film cult The crow, con Brandon Lee che restò anche lui ucciso da un colpo di pistola durante le riprese. E indimenticabili (forse tra i film più feroci) resta Gli uccelli di Alfred Hitchcok e questo bellissimo titolo di Dario Argento: L'uccello dalle piume di cristallo.Ai politici e affini, che credono che i gufi portino sfiga, credo tocchi montare in groppa a un cavallo-uccello (l'Ippogrifo di Ariosto nell'Orlando Furioso) e andare con Astolfo sulla Luna a recuperare il senno perduto in Terra e là custodito o giacente in tante (tantissime) ampolle di vetro. Va ricordato pure che angeli e arcangeli, con l'arcangelo Michele in testa (Mi-ka-El, Chi come Dio) sono creature alate.
Il Grande, Altissimo Michele, apparso sul costone che scruta il golfo di Manfredonia; nella grotta appunto di Monte Sant'Angelo. Colui che sceglie di abbandonare Lucifero e di combattere Satana. L'unico che può guardare Dio negli occhi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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