«È il programma che volevo fare da sempre. Quando ho cominciato a fare questo mestiere, volevo arrivare esattamente qui». Che ad Alessandro Cattelan piaccia da morire EPCC, acronimo di E poi c'è Cattelan, è ormai un mantra. Le metafore si sono sprecate tutte, dall'abito su misura in giù. E se uno si trova comodo così, persino la domanda tormentone (su quando gli verranno finalmente consegnate le chiavi della conduzione del Festival di Sanremo) diventa la zeta prolungata di una mosca che passa e vola via: «Prima o poi, o mai. Non è un problema».
Dunque Cattelan torna con la nuova edizione dell'unico late night capace di sconfessare la propria ragione sociale: va in onda in prima serata, e tanti saluti. Da domani ogni giovedì per otto settimane su Sky Uno, l'ex veejay nonché conduttore storico di X Factor guadagna il nuovo studio milanese dopo l'esperienza della scorsa stagione al Teatro Franco Parenti: «L'esperienza teatrale andò bene spiega - ma la verità è che tutti i teatri milanesi sono occupati, ed è un bene: significa che Milano è una città culturalmente attiva». Cattelan, tortonese di nascita, adora Milano e lo dichiara sin dal prologo video che dà il via al nuovo EPCC: una breve fiction parodia di Ghostbusters dove è arruolato perfino il sindaco Beppe Sala. Nella prima puntata sono attesi ospiti col botto, da Marco Mengoni (duetto irresistibile sulle note di un classicone dei Beatles, testo a tema «raccolta differenziata») a Jimmy Fallon. In lista d'attesa Alessandro Borghi (nella quinta puntata un duetto esplosivo sulle note dei Take That), Paola Cortellesi, Antonella Clerici («sono pazzo di lei, ci sentiamo spesso via chat»), Alberto Tomba, l'allenatore ex Juve Antonio Conte («non gli chiederò se viene all'Inter, anche perché di sicuro non lo dice a me»), Enrico Mentana («l'ho cercato io, ha detto subito di sì, lui ha sempre da fare quindi ti accontenti dei monosillabi che ti spedisce»). Pare che Cattelan abbia superpoteri particolari per attirare gli ospiti: «Un po' è che si fidano, hanno capito che a EPCC non si tendono agguati spiega e un po' è che si fidano di me come persona. Io sempre più potente? Non penso. Preferisco chiamarla credibilità. Se è un potere, è un potere buono». Che poi, tra gli ospiti, magari c'è anche qualche autocandidatura: «Certo che ce ne sono, ma l'eleganza ci impone di non fare distinzioni».
Gli incontri di Cattelan sempre sorretti dalla colonna sonora live degli Street Clerks «altresì nota come la band che ha suonato al matrimonio Fedez-Ferragni» - sono sempre all'insegna del numero provato («prima discusso via mail, poi messo in scena nel backstage per una mezz'ora, lo stesso giorno della puntata») e del rischio calcolato.
«Quello sarà alto con Antonio Conte ammette Cattelan ; non lo conosco personalmente, ci siamo scritti via chat e lui, a dirla tutta, è sempre apparso poco in tv». L'incontro con Jimmy Fallon, nel suo studio newyorchese, ha lasciato il segno: «In una giornata trascorsa laggiù ho cercato di carpire segreti», conclude Cattelan.
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