In redazione è arrivato un libretto. Si intitola Piccoli momenti di Mindfulness ed è scritto da Patrizia Collard, psicoterapeuta e docente, appunto, di Mindfulness alla University of East London. La mindfulness sarebbe la consapevolezza, la capacità di vivere con pienezza il singolo attimo, insomma il manualetto suggerisce dei metodi facili e veloci per stare meglio, per passare dall'infelicità alla felicità: Dieci minuti al giorno per un'oasi di pace in mezzo allo stress, dice il sottotitolo. Fra i benefici della pratica della mindfulness, citati letteralmente dal libro, figurano: aumentata sensazione di calma e rilassatezza; elevati livelli di energia ed entusiasmo per la vita; più fiducia in se stessi e accettazione di sé; minore rischio di stress; più compassione per se stessi, per gli altri, per il pianeta. E chi non ne ha bisogno? È così che il libretto è stato aperto, sfogliato, letto. È così che è cominciata a emergere qualche piccola incrinatura. Un collega, per esempio, ha detto: «Ma come faccio a trovare un posto tranquillo e a prendermi tempo? Il mio problema è proprio che non ho tempo». Ora, la dottoressa Collard invita, per esempio, a guardarti attorno in modo mindful, a lavarti i denti in modo mindful, a mangiare un pezzo di cioccolato in modo mindful, apprezzando i tuoi gesti e ciò che ti circonda. Al che un altro collega ha detto: «Porta questo libro lontano da me».È per questo che hai ammirato davvero Tom, quel tizio (un paziente della Collard) al quale «piace camminare in ufficio» e che applica diligentemente la «camminata dei dieci passi», dove ogni passo è un passo mindful, quindi Tom lo esegue «ripetendo mentalmente: sollevare, spostare, posare», e così si muove da «una bella finestra che guarda su un rigoglioso boschetto verde» (ma dove sarà l'ufficio di Tom?) a «un poster della sua città preferita». Hai pensato: esisterà davvero, questo Tom? E nessuno l'avrà ancora licenziato, o spedito dal medico? Ma l'irritazione forse è frutto dell'invidia, dell'incapacità di realizzare questa mindfulness. La Collard prende in esame la possibilità che pensi che sia tutta una presa in giro del tuo (scarso) autocontrollo, per esempio quando ti invita a esaminare e soppesare ogni singolo pezzettino di cibo come se non l'avessi mai visto prima, e ti avverte: «Se cominciate a pensare: perché lo sto facendo?, oppure: che sciocchezza, riconoscete questi pensieri come passeggeri». Però stanno lì fissi, e ti chiedi: non è che questo metodo, per farti rilassare, prima ti esaspera?Nel caso, non c'è problema. Dovete «parlare con la vostra rabbia». Bisogna dirle: «Voglio capirti. Lascia che ti sperimenti. Dammi tutto di te». Se ormai state per esplodere, «restate focalizzati sul respiro e danzate, per così dire, con la vostra rabbia». Danzando danzando, altro che relax. Ovviamente la rabbia ha avuto la meglio e ti ha spinto a provare La scienza della felicità, scritto da Ilona Boniwell, docente (sempre alla University of East London), di Psicologia positiva. Lo ammetti: hai un pregiudizio verso la psicologia, e un altro verso il positivo. La psicologia positiva si occupa dei nostri punti di forza, perché il benessere si può conquistare. Già ti senti di malumore. Però Ilona Boniwell non vede solo il rosa dell'esistenza e spiega che, perché la nostra vita «fiorisca» è consigliabile che «per ogni emozione negativa ve ne siano almeno tre positive», ma non molte di più, perché «il troppo (anche il troppo bene) stroppia, e un'esperienza di positività superiore a 8:1 può avere effetti controproducenti». Non che sia un rischio che senti incombere, ma meglio tenerlo presente.Siccome sei diligente, compili anche il test sulla «Scala degli obiettivi»: è facile, basta dare un voto alla tua capacità di raggiungere gli obiettivi che ti sei prefissato. Ma è lì che si insinua il dubbio, il tarlo dell'errore radicale: di quali obiettivi stiamo parlando? E se avessi sbagliato mira? E se pensassi di avere realizzato il tuo sogno solo perché, in realtà, era un surrogato di sogno, molto più a portata di mano? La scienza della felicità ti sta mettendo in crisi quasi più della mindfulness. Solo qualche «dato di fatto» presentato dalla Boniwell ti consente di tirare il fiato: «frequentare persone felici fa aumentare il livello di felicità», oppure «guardare le soap operas accresce il benessere». Poi, quando il libro parla della «tirannia della scelta», allora capisci: sei vittima della tirannia della felicità. Troppa positività, troppa calma, troppa meditazione e troppi respiri profondi (oltre a troppe soap opera) ti fanno l'effetto opposto. Per tuo difetto, è chiaro: ed è questo che ti innervosisce ancora di più. Perché se Piccoli momenti di Mindfulness è un bestseller in Inghilterra, vuol dire che un sacco di inglesi ci riescono, a essere felici osservando per dieci minuti il loro piede sinistro. Invece tu no. Tu senti, di tutti quei benefici, di averne ottenuto soltanto uno: la compassione di sé.Non sai più quale manuale cercare. Ed è allora che arriva lui, Neale Donald Walsch. Un settantaduenne americano che ha creato Conversations with God, cioè «Conversazioni con Dio» (è la sua Fondazione, oltre che il titolo di una serie di volumi). Già senti che sta arrivando, il buonumore. Aumenta quando apri il libro, che si intitola Felici in cinque passi e ti spiega che il primo passo (solo il primo, quello base, diciamo) «per fare chiarezza su dove stai andando» è «capire dove sei adesso, chi sei prima di tutto e perché sei qui».
Insomma, devi rispondere a un paio di domandine: «Qual è il punto? Qual è lo scopo della Vita?» (la maiuscola è sua); soltanto dopo puoi «cominciare a prendere decisioni sull'Unica Cosa Che Conta, per non parlare poi del fatto di vivere concentrati su questo» (non parliamone, per carità). Ecco, è bastato poco, all'improvviso, per sentirti bene. Ma quale nervoso, quale stress, quale tirannia della positività. È l'effetto Guzzanti-profeta Quelo: La risposta è dentro di te. Epperò è sbagliata... Meno male.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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