Oggi è la giornata del film più atteso di una Mostra del cinema in cui si fatica a trovare il capolavoro. Non sappiamo ancora se Bella addormentata di Marco Bellocchio lo sarà, mentre paiono certe le polemiche che accompagneranno la pellicola in cui la cronaca degli ultimi sei giorni di vita di Eluana Englaro, nel febbraio del 2009, fa da collante a tre storie tutte imperniate sui temi etici legati, in maniera più o meno esplicita, al «fine vita».
C'è Toni Servillo nel ruolo di un senatore di Forza Italia proprio a cavallo della trasformazione in Pdl, dall'ambiguo nome, Uliano Beffardi, che deve scegliere se votare per una legge che va contro la sua coscienza, disubbidendo così alla disciplina del partito, mentre sua figlia Maria (Alba Rohrwacher), attivista del Movimento per la vita, manifesta davanti alla clinica dov'è ricoverata Eluana. C'è una grande attrice (Isabelle Huppert) che cerca nella fede e nel miracolo la guarigione della figlia da anni in coma irreversibile. C'è infine la disperata e drogata Rossa (Maya Sansa) che cerca la morte ma viene ostacolata da un giovane medico di nome Pallido (Pier Giorgio Bellocchio) che farà di tutto per risvegliarla alla vita. Magari con un bacio proprio come il principe azzurro nella celebre fiaba. Ma ci sono anche gli inserti televisivi con le dichiarazioni sulla vicenda Englaro di Silvio Berlusconi, Gaetano Quagliariello e, per ben tre volte, le prime pagine del nostro Giornale di quei giorni filologicamente ricostruite nei colori della testata diretta all'epoca da Mario Giordano. Il film oltretutto viene presentato al Lido nelle ore successive alla morte del cardinale Carlo Maria Martini, la cui scelta di opporsi all'accanimento terapeutico ha già suscitato dibattiti e prese di posizione. Non resta che vedere come Bellocchio affronterà il tema e se capolavoro sarà.
La risposta è da domani anche nelle sale cinematografiche, dove il film verrà distribuito in attesa, magari, di un Leone d'oro per Bellocchio, risarcimento postumo di quello mancato nel 2003 quando la giuria presieduta da Mario Monicelli snobbò il suo Buongiorno, notte molto amato invece dal pubblico e dalla critica. Tanto che a ritirare il premio per la sceneggiatura, ritenuto di consolazione, non fu il regista, partito polemicamente dal Lido, ma l'attore Luigi Lo Cascio.
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