Il cinema italiano rivede le stelle

Da D'Antona a Misischia le pellicole in sala sono di alta qualità

Il cinema italiano rivede le stelle

È un po' come la storia del caldo percepito e reale. Ci sono dati presunti che si assumono come verità, senza preoccuparsi di controllare se tutto sia vero o meno. Se chiedi all'uomo della strada «lei, cosa pensa del cinema italiano?», ben che vada, ti sentirai rispondere, magari senza cognizione di causa, che fa schifo, che è finito da tempo, che non lo va a vedere più nessuno.

Poi, il mensile Ciak pubblica il consueto résumé della stagione 2017-18, e scopri che il reale è ben differente dalla «leggenda metropolitana». Sia chiaro: l'ultimo anno su grande schermo è stato orribile. Una perdita del 9% (al 30/6) in termini di incasso. Principale imputato? Il cinema americano che ha totalizzato, in Italia, 14 milioni di spettatori in meno Sorpresa delle sorprese, in un clima da fuggi fuggi generale dalle sale, è stato proprio il vituperato cinema italiano ad ottenere un risultato positivo, vedendo crescere di ben 2 milioni i biglietti venduti per i film di casa nostra.

Curiosità: questo dato positivo non lo ha ottenuto con il solito san Zalone. Anzi, l'incremento c'è stato nonostante la classifica dei primi dieci non veda presenti pellicole italiane. Bisogna scendere, infatti, fino all'undicesima posizione per trovare Come un gatto in tangenziale, campione nostrano con 9.634.265 euro. E qui, emerge l'altra anomalia. Il film italiano che ha ottenuto il miglior risultato al botteghino non ha superato, come d'abitudine, il tetto dei dieci milioni di euro. Insomma, da tutto questo si evince che gli spettatori non si sono solo limitati a premiare le produzioni made in Italy, ma lo hanno fatto distribuendo i propri euro. Napoli Velata, di Ozpetek, ad esempio, ha portato a casa 5.773.660 euro e The Place, di Genovese, 4.356.364 euro. Sono solo la punta di un iceberg a torto ritenuto sommerso.

Del resto, che ci sia un nuovo fermento tra i nostri autori lo si intuisce in questo agosto che vede approdare nelle sale tre pellicole di registi che, pur cimentandosi con generi particolari e con pochi mezzi a disposizione, riescono a confezionare non solo titoli dignitosi, ma qualitativamente considerevoli. Il 2 è uscito Fino all'Inferno, del talentuoso Roberto D'Antona (al suo secondo film), pellicola indipendente che coniuga generi variegati come l'horror, il noir, l'action, la commedia, senza mai perdere la sottile linea di equilibrio, ma, anzi, sorprendendo con una sorta di fumettone con trovate cult. Il 9, invece, è toccato a Cattivi & Cattivi di Stefano Calvagna (papà del giovane attore dodicenne Niccolò, vero astro nascente), regista che ha alle spalle (non senza sacrifici economici e difficoltà, anche per la sua fede politica non allineata allo star system italiano) tante produzioni di qualità (recuperate il suo splendido Non escludo il ritorno, omaggio a Califano). Il film è un noir romano, tra malavita e poliziotti, con cast di tutto rispetto, nel quale spiccano Massimo Bonetti, Enzo Salvi e quel Claudio Vanni che incanta ogni volta che compare sul grande schermo. E oggi debutterà l'originale The End? L'Inferno è fuori, diretto dall'esordiente Daniele Misischia, prodotto dai Manetti Bros, horror metropolitano (è ambientato a Roma), nel quale un uomo d'affari (il bravissimo Alessandro Roja), rimasto chiuso nell'ascensore del palazzo dove lavora, dovrà fronteggiare la minaccia zombie dei suoi ex colleghi, mutati da un virus che ha mandato in subbuglio la Capitale.

Un horror all'americana che, però, convince più di tanti prodotti Usa. Tre registi, con il loro pubblico di nicchia, che contribuiscono a questa rinascita del cinema italiano. Dopo tanti anni bui, uscimmo a riveder le stelle.

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