Belluscone? Meglio ignorare che censusare

Non è proprio il caso di trasformare in un affare politico il film di Franco Maresco

Belluscone? Meglio ignorare che censusare

Non è proprio il caso di trasformare in un affare politico il film Belluscone. Una storia siciliana di Franco Maresco, presentato nella sezione Orizzonti di Venezia 71. Certo, è comprensibile lo sconcerto di fronte alla diffamante ricostruzione della storia personale e politica di Silvio Berlusconi, accusato dal regista, senza prove naturalmente, di essere stato il «cocco» della mafia siciliana. Certo, è comprensibile lo sconcerto nel constatare come sia impossibile, per i nostri cineasti, guardare senza pregiudizi una parte d'Italia, quella che vota a destra. Tuttavia, meglio ignorare che invitare al boicottaggio o addirittura passare alle vie legali come ha prospettato ieri, parlando a titolo personale, il senatore azzurro Lucio Malan in un'intervista a Klaus Davi. Il boicottaggio è inutile: la pellicola non ha suscitato l'interesse delle masse, difficile prevedere file al botteghino. La richiesta di sequestro, poi, è due volte controproducente. Oltre ad avere il pessimo sapore della censura, inconciliabile con quello ottimo del liberalismo, è soltanto pubblicità per un film destinato all'oblio come tutte le cose inutili. Uno dall'arte si aspetta nuove prospettive, idee spiazzanti, immagini personali. Qualcosa che ti cambi la vita, o almeno ci provi. Niente da fare. Il soggetto medio delle pellicole «impegnate» sembra un articolo di cronaca di Repubblica o del Fatto . In quanto alla padronanza dei mezzi tecnici, saper armeggiare con la telecamera è considerata una autentica bizzarria (non da Maresco, a onore del vero). Sono vent'anni e passa che i registi politicizzati ci danno il tormento con film grotteschi ( Il Caimano , a esempio: ma Berlusconi non doveva bruciare tutto, caro Nanni Moretti?), documentari grotteschi ( Videocracy dello svizzero Erik Gandini, così accurato da scambiare una trasmissione con un'altra), cine-inchieste grottesche ( Draquila di Sabina Guzzanti: a proposito, con Renzi come va la ricostruzione de L'Aquila, procede bene?). Le pellicole partigiane non lasciano il segno: qualche applauso ai Festival, qualche recensione compiacente e poi addio.

Ora Maresco nei social network è il nuovo martire della libertà. Senza l'intervento dei suoi detrattori, nessuno ne parlerebbe e il suo Belluscone , regolarmente in uscita domani, non godrebbe dello spot perfetto.

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