Il monologo etico di Roberto è solo un "allegato" al format

Il momento-Saviano è un inserto estraibile, un allegato al format. Un fiotto d'olio in un bicchiere d'acqua

Il monologo etico di Roberto è solo un "allegato" al format

Roberto Saviano lo tiene per il finale: dulcis in fundo? Di sicuro un gran rischio e un gran coraggio, bisogna darne atto a Maria De Filippi. Perché, comunque la si voglia mettere, Saviano a Canale 5, Gomorra ad Amici , è un triplo salto mortale carpiato. Con possibile atterraggio traumatico. Dopo Vieni via con me, Roberto va via con Maria. Una vacanza, una sbandata? Chissà cosa ne pensa Marina Berlusconi. Gli amici di Amici si chiedono che cosa c'azzecca lo scrittore scortato. I suoi cultori sono perplessi per la contaminazione col tempio del male. Terza piroetta: chi non stravede né per il talent né per lui trova conferma al proprio scetticismo. C'è davvero bisogno del momento-impegno in una gara di canto e ballo tra ragazzi? Non sarà che c'è un complesso culturale da superare? Le esibizioni si susseguono, Bianchi contro Blu, Emma tignosa, Elisa elegante. Il primo talent della tv italiana ha una giuria di qualità. Renato Zero si alza, si prende la scena, «Tesoro mio»... Francesco Renga sfodera l'aria pensosa. Sabrina Ferilli si diverte e studia i ragazzi. Maria tace autorevolmente e occupa gli interstizi per far lievitare i sogni dei ragazzi. Il talent si varietizza. La serata è lunga e Saviano arriva a mezzanotte e venti. Per alzare l'attesa e forzare lo share. L'atterraggio sulla piattaforma dell'Auditel è bambagia, ma lui non è l'unico paracadute. Anzi. Un alieno, uno straniero difficile da collocare. Maria vuole «allargare l'orizzonte», suo e dei ragazzi. Roberto entra grattandosi la pelata, cosciente del salto mortale. «Strano essere qui, non ballo non canto, eppure credo sia il posto giusto per parlare ai giovani», dice per ammortizzare l'extraterritorialità. Però comincia un altro programma. Dal sogno di gloria dei concorrenti alla realtà della cronaca sociale. Saviano pesca dal suo almanacco. Cita Tahar Ben Jelloun. Partire non è un mestiere. L'indifferenza verso i barconi dei disperati è aridità. L'informazione è una superficie su cui pattiniamo senza approfondire. Si è portato delle foto, la bambina che si arrende al fotografo, un video sui disperati che si nascondono nei cofani per superare il confine. Dopo la gara, il monologo etico. I barconi non si fermano con le cannonate. Partire significa sperare che possa cambiare qualcosa. Ripesca Piero Calamandrei, i partigiani, la fede nella giustizia, non dobbiamo tradire chi resiste... «Ho finito», chiude quasi sollevato. Applausi, ovviamente. Maria lo bacia. Ricomincia lo show, c'è il ballottaggio tra Luca e Davide, i fan ricominciano a strillare... Dice un vecchio adagio che è il contesto a fare il testo.

A Repubblica ha detto che non pensa «all'evangelizzazione», «a convertire o migliorare nessuno». Chissà se sarà ospite fisso, un sermoncino ogni sabato notte. Il momento-Saviano è un inserto estraibile, un allegato al format. Un fiotto d'olio in un bicchiere d'acqua.

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