di Paolo Giordano
Sessant'anni tondi tondi eppure è il suo compleanno più triste. Kevin Spacey li compie oggi e forse sta peggio dell'anno scorso quando era nel pieno del bombardamento per le sue presunte molestie sessuali per di più intercontinentali, visto che è stato accusato sia negli States che in Gran Bretagna. Ora che il procedimento penale aperto dopo le dichiarazioni di William Little di Nantucket (Massachusets) è stato archiviato e si profila la possibilità che anche altri addebiti facciano la stessa fine, l'attore premio Oscar da una parte si godrà pure una piccola, iniziale soddisfazione (si è sempre dichiarato innocente) ma inizia a fare i conti con la prospettiva più difficile. Ossia scoprire che il processo social, la versione moderna degli sbrigativi processi sommari in piazza, si è già concluso, ha già emesso il verdetto e se ne frega bellamente di quello che poi sarà il giudizio della corte. In poche parole, dopo essere stato per più di un decennio uno dei volti più celebri di Hollywood, a sessant'anni Kevin Spacey è un «esubero», un attore in gravissima difficoltà di immagine a prescindere da quello che poi la legge effettivamente stabilirà. Nessun problema se sarà giudicato colpevole, è stato «soltanto» un anticipo di pena. Ma se risulterà innocente, il suo sarà un danno professionale, e anche personale, senza alcuna possibilità di risarcimento. Nell'epoca di garantisti e giustizialisti che battagliano a suon di principi, c'è un codice che sfugge a qualsiasi attenzione del diritto e della procedura. È il «codice social», che emette sentenze inappellabili e virulente e viene lasciato in balia della pancia popolare. Siamo noi, digitando spesso a caso, facendo il più superficiale dei «bandwagoning» dietro ai leoni da tastiera, a emettere giudizi che potrebbero rivelarsi ingiusti e crudeli. È qualcosa che la storia del diritto ha combattuto per millenni e che, buttata fuori dalla porta delle aule giudiziarie, ora ritorna dalla finestra di Twitter o di Facebook.
Ovvio, la vicenda di Kevin Spacey è ancora in corso e nessun esito è sicuro. Se fosse colpevole, sarà giustamente una condanna sulla base di prove fattuali. Ma sarebbe condannato anche se fosse giudicato innocente, per di più sulla base di una sentenza senza prove.
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