Copertine, vignette, maschere e la "sua" Italia. Ecco Saul Steinberg, illustrato dalla A alla Z

Una mostra ricchissima celebra il genio trasversale del grande disegnatore

Copertine, vignette, maschere e la "sua" Italia. Ecco Saul Steinberg, illustrato dalla A alla Z

Gatti (adorava i gatti), mappe, città (alcune vere, altre verosimili), parate e divise (sono gli echi di guerra di un uomo che nel Secondo conflitto mondiale si arruolò nella Marina militare americana), amicizie (con Costantino Nivola, con Alexander Calder...), figure di donne, paesaggi e interiors... La mostra Saul Steinberg. Milano New York (alla Triennale di Milano, fino al 13 marzo 2022) è ricchissima come la sua opera, affollata come molte sue tavole, trasversale come il suo genio.

Ebreo di famiglia, rumeno di nascita, italiano di adozione e cittadino americano dal '43, Saul Steinberg fu, in effetti, molto trasversale. Architetto, anche se non professò mai (si laureò al Politecnico di Milano nel '40 mantenendosi agli studi pubblicando vignette sul Bertoldo, la rivista di Zavattini, Giovanni Mosca e Giovannino Guareschi), disegnatore e illustratore maximo (il suo personalissimo record è di 642 illustrazioni e 85 copertine in carriera realizzate per il New Yorker, e qui ci sono tutte), scultore di una forma particolare di scultura (celebri le maschere in vari materiali, a partire dai sacchetti di carta per la spesa), decoratore e designer, cartoonist e graffitista, umorista squisito e viaggiatore curioso (Africa, America, Europa, da Parigi a Hollywood, da Venezia a Carpi, da Milano a New York, appunto...), dalla «A» di Animali alla «Z» di Zavattini.

La sua opera - divertente, divertita, colta, elegante, satirica - è tutta racchiusa qui dentro: una linea lunghissima e ininterrotta di vignette, decine e decine di disegni (a matita, penna, pastello...), fotografie, copertine, riviste, modellini, stoffe, collages, lettere, cartoline, libri, copertine di dischi... I pezzi esposti, per dire, sono 350.

Curata da Marco Belpoliti e allestita da Italo Lupi, Saul Steinberg. Milano New York (il catalogo, sontuoso, è di Electa), si snoda al primo piano della Triennale, nella «Curva», punto privilegiato del fascistissimo e bellissimo Palazzo dell'Arte, che - ma è solo una coincidenza - fu inaugurato nel '33, l'anno in cui Steinberg arrivò a Milano, rimanendoci fino al '41 e poi, dopo la guerra, per tutti gli anni Sessanta e Settanta e oltre, tornandoci più volte.

Saul Steinberg amava l'Italia ed era legatissimo a tanti italiani, fra i quali, sopratutto, Aldo Buzzi. Che per lui era un amico, un collega, una sorta di alter ego intellettuale. Infatti, fra tutti, Buzzi fu quello che lo conobbe meglio, tanto da scrivere che «Steinberg è nato per disegnare come Fred Astaire è nato per ballare». Definizione perfetta.

Saul e Aldo: una perfetta e meravigliosa amicizia tra letteratura, arte e cibo il cui profumo si sente anche qui in mostra (non c'entra molto, ma Steinberg una volta disse: «L'arte precede la tecnica come l'odore precede la torta», per dire quanto fosse sensibile ai cibi). Quando tornava in Italia, peraltro, per anni, ogni estate, Saul era ospite nella casa di campagna di Aldo, un rustico a Runo di Dumenza, sopra Luino, e lì i due chiacchieravano, disegnavano, scrivevano, ma sopratutto si chiudevano in cucina per ore a preparare la cena per tutti, da soli. Né l'uno né l'altro aveva un carattere facile, per questo andavano d'accordo.

E per il resto, il consiglio è di visitare la mostra come

fosse un luna park di linee, colori, forme e idee. Saul Steinberg - che pure sembra un tipo accigliato anche quando vi saluta con un pupazzo disegnato sul palmo della mano - era uno davvero capace di fare divertire la gente.

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