Dai cannibali al gender Se l'infanzia è un inferno

Viaggio da incubo nelle minacce antiche e moderne verso i nostri figli. La speranza è nella lezione di Gesù Cristo e nella difesa dell'identità

Dai cannibali al gender Se l'infanzia è un inferno

Non è mai esistita un'infanzia dorata nella storia dell'umanità. Non solo nel senso che l'umanità, fin dal principio, sia stata caratterizzata dalla violenza, dalle guerre, dalla sopraffazione: proprio nel senso che l'infanzia non è mai stata l'età dell'innocenza. Il bambino, semplicemente, non esisteva: era un essere debole e indifeso, che per la società doveva solo diventare adulto, passando però prima attraverso una serie di iniziazioni, abusi, sofferenze, tormenti, discriminazioni, fino al rischio della sua stessa vita. Eppure, «malgrado i bambini morissero in gran numero, in Europa la pediatria è una delle specialità nate per ultime». È solo uno dei tanti dettagli rivelatori che Ida Magli annota nel suo ultimo libro, Figli dell'uomo (Bur, pagg. 223, euro 13), che poi è una storia demolitrice del «mito dell'infanzia», un atto d'accusa fin nel titolo, che in realtà vuole dire: ma come tratta l'uomo i suoi figli? La risposta della antropologa è semplice: quella del bambino è «una storia orribile».La Magli parte dall'inizio, dalle popolazioni antiche dell'Africa, del Mediterraneo, del Sud America e arriva fino al Ventunesimo secolo, per mostrare come l'uomo, l'adulto, la società abbiano tentato una cosa sola: annientare il bambino, ucciderlo nella sua identità e anche nella sua fisicità di cucciolo d'uomo. Il mondo descritto da Ida Magli è quello cupo di Hobbes, in cui non solo homo homini lupus, ma anche il padre e la madre sono lupi voraci nei confronti dei propri figli, e ne fanno scempio. Un mondo in cui i bambini sono diventati spesso cibo, tanto che gli studiosi hanno una parola apposita: «puerofagia», una forma specifica e se possibile ancora più orrenda di antropofagia, molto più diffusa di quanto si possa credere, e non solo in tempi di carestie. In molti paesi è stato «il sacrificio, l'offerta alle divinità, a funzionare come copertura alla fame di carne umana, carne in grande maggioranza di bambini», tanto che ancora oggi, spiega la Magli, «in alcuni Paesi africani e dell'America centromeridionale se ne riscontrano diversi episodi», frutto della convinzione che «mangiare carne di bambini rinforzi le energie virili». Più lupi di così.L'infanzia non infanzia dei piccoli d'uomo passa attraverso secoli di oscurantismo e abusi da parte dei religiosi, coi bambini costretti a vivere in mezzo ai monaci, maschi e femmine oggetto di attenzioni sessuali che, spesso, neppure venivano classificate come pedofilia, perché come stabilire l'età in cui finiva una fanciullezza mai cominciata, in epoche in cui i bambini di sette anni finivano in carcere insieme agli adulti, come ha raccontato Oscar Wilde, o le bambine finivano spose a uomini molto più vecchi di loro?Si potrebbe pensare che il mondo di oggi sia diverso, e i bambini molto più coccolati e protetti, forse troppo. E invece anche la società contemporanea minaccia la loro esistenza in ogni modo, dice la Magli, «dal rapimento per espiantarne gli organi o per farne insospettabili corrieri della droga alle migliaia di aborti ad ogni stadio della loro presenza di vita nell'utero materno; dalla costrizione, pedagogica e reale, a tutte le perversioni sessuali (la teoria del gender) fino all'insegnamento delle ideologie dell'odio, sia quelle per distruggere se stessi (un quattordicenne ha chiesto l'eutanasia), sia quelle per distruggere gli altri distruggendo se stessi (bambini e bambine, forniti di esplosivo alla cintura, che uccidono il nemico facendosi saltare in aria)». E, se tutto ciò non bastasse, la prova delle prove è che nessuno si disturbi a denunciare o cercare di fermare questa sfilza di orrori. Se una volta c'era la castrazione per le «voci bianche», oggi continuano imperterrite le pratiche di circoncisione e infibulazione. Se prima c'erano costrizioni sociali e di «costume» (dai crani schiacciati ai piedi torturati), oggi «la teoria del gender è distruttiva dell'identità della persona». Il risultato è che «di nuovo il bambino vede oggi attorno a sé soltanto chi lo vuole mangiare».

In questa visione buia, apparentemente senza spiragli di umanità, per la Magli restano due speranze: l'insegnamento di Gesù, «rivoluzione assoluta» per l'amore verso i piccoli (e la parità delle donne); e la difesa della nostra identità e della nostra «eredità genetica e culturale», nostra in quanto occidentale e italiana in particolare, perché «sono le differenti ricchezze prodotte dai singoli popoli a testimoniare la presenza sulla terra della specie Homo Sapiens» (per quanto crudele).

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