Cultura e Spettacoli

Damiano Carrara: "La mia evasione? Fuggire con la mia moto"

Il giudice-pasticciere di "Bake Off Italia" si racconta dalla "fuga" da Lucca verso l'America, al successo in tv, fino alle attività imprenditoriali, senza mai fermarsi. O quasi...

Damiano Carrara: "La mia evasione? Fuggire con la mia moto"

In Italia la fama di Damiano Carrara è arrivata grazie alla partecipazione come giudice a “Bake Off Italia”, che è ripartita il 30 agosto scorso e ha già messo a segno ascolti significativi: 1.421.000 telespettatori con il 7.9% di share sul pubblico totale.

Su Real Time la puntata ha conquistato il 4.33% di share, segnando il miglior esordio in share nella storia del programma. Insomma c'è aria di festa per Damiano, che segna così la partecipazione per la terza stagione consecutiva, insieme ai veterani Ernst Knam e Clelia D’Onofrio. Inoltre a breve registrerà anche le puntate di “Cake Star” con Katia Follesa.

Damiano, che compirà 34 anni il 22 settembre, si è sempre rimboccato le maniche. A soli 23 anni, nel 2008, decide di lasciare il campo sicuro della metalmeccanica per dedicarsi al suo grande sogno americano: aprire una pasticceria negli States. Una volta in America, Damiano inizia a lavorare. Nel 2011, insieme a suo fratello Massimiliano, apre una pasticceria in California: la Carrara Pastries. Poi partecipa da concorrente a un programma, arrivando in finale. Da lì si spalancano le porte della grande nazione americana e il pasticciere di Lucca inizia a seminare per le sue attività imprenditoriali. Abbiamo incontrato Carrara per farci raccontare la sua grande favola americana e televisiva.

Partiamo da “Bake Off Italia”, perché è ambientata negli Anni 50?
“E' stata la volontà comune di far sognare un po' tutti sia dal punto di vista temporale che culinario. Un tentativo di riallacciarci alla vera pasticceria basata sugli ingredienti base che usavano i nostri nonni”.

C'è qualche altro progetto in cantiere?
“A Discovery presenterò un nuovo format, un progetto tutto mio. Cerco sempre di fare cose nuove perché mi annoio facilmente. Detto questo, sono contentissimo di essere stato riconfermato a 'Bake Off' e 'Cake Star', ma voglio sempre migliorare professionalmente, quindi non mi fermerò qui”.

Per ottenere il successo professionale hai lasciato l'Italia poco più che ventenne, i tuoi genitori come l'hanno presa?
“Papà è muratore e mamma è impiegata alle Poste. Loro mi hanno appoggiato e oggi sono i miei più grandi sostenitori, ma ammetto che inizialmente è stata molto dura per loro e per me”.

Come mai?
“Ho lasciato un percorso, quello da metalmeccanico, che sembrava certamente più sicuro, per andare via e realizzare un mio sogno. Per loro è stato un po' un colpo al cuore, anche perché dovevo imparare un mestiere da zero”.

Quanto sei cambiato in questi anni?
“Sicuramente sono migliorato rispetto a qualche anno fa. Oggi sicuramente non sono la stessa persona di allora, ho rivoluzionato davvero tutto di me stesso, sia nel modo di pensare che affrontare le cose. E' stato un percorso personale e professionale lungo e impegnativo. Mi sono preparato bene per entrare nel mondo del business, considerando che quindici anni fa non ne capivo niente. Di certo allora, come ora, è rimasta in me la voglia di mettercela tutta. Il lavoro non mi ha mai fatto paura e sentivo che nel bene e nel male qualcosa sarebbe successo nella mia vita. Dal nulla stiamo costruendo un piccolo impero in continua crescita, sono contentissimo e non avrei mai immaginato di arrivare a questi livelli. Certo, ci sono stati investimenti importanti quindi per adesso non sto guadagnando chissà quali cifre (ride, ndr), ma è assolutamente normale specie quando investi”.

Se non fossi andato in America e rimasto in Italia, cosa avresti fatto?
“Conoscendomi avrei rincorso il successo in tutte le maniere. Ti dirò anche che se fossi nato in America avrei anche tentato di diventare Presidente degli Stati Uniti! Ho solo la cittadinanza, purtroppo non è sufficiente (ride, ndr). Questo per dire che mi sono sempre dato da fare in qualche modo. E non si pensi che in America è facile realizzare i tuoi sogni, questa è una favoletta che ci raccontiamo tra noi. In quel grandissimo Paese la competizione è altissima ed è molto difficile farsi spazio. Però ce la si può fare. Io sono cresciuto sicuramente più velocemente in questo modo, rispetto ai miei coetanei che vivono in Italia in un contesto anche più rassicurante, a casa coi genitori e vicino agli amici più cari. Tutti cerchiamo di migliorare, posso però assicurarvi che quando lo fai all'estero non è la stessa cosa, quando sei da solo devi far leva sulle tue capacità. Con i grandi sacrifici alla fine i risultati arrivano...”

Chiudiamo con due curiosità. Forse non tutti lo sanno ma eri pieno di piercing: sulla lingua, sul naso, sul labbro, sull'orecchio...
“Li ho tolti tutti d'un tratto perché mi sono accorto che non mi stavano bene, specialmente dal punto di vista professionale non era il massimo farmi vedere con tutta quella roba addosso (ride, ndr)”.

Hai anche tanti tatuaggi. Sul braccio c'è una scritta in comune con il tuo migliore amico: “La nostra invece è tutta un'altra storia”...
“Ci conosciamo da quando eravamo piccolissimi e da due anni lavoriamo anche assieme. L'ho coinvolto nelle mie attività imprenditoriali, lui faceva tutt'altro di professione e oggi sono molto soddisfatto perché posso dire che è bravissimo e non mi sbagliavo a puntare su di lui. Fa tantissime cose con me si occupa dell'amministrazione ma anche dei social, fino ai miei impegni tv. Un professionista a 360 gradi”.

Stacchi mai la spina per rallentare i tuoi ritmi?
“Non ho un angolo dove rifugiarmi e non mi appoggio a delle persone. Ci sono momenti in cui prendo la mia moto, parto da solo verso mete sconosciute e mi ritrovo con me stesso, cerco di capire cosa fare, cosa realizzare... Per poi tornare e ricominciare”.



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