Dente ci pensa sempre un po' prima di rispondere però dice subito che «sono diventato più grande e in questi anni è cambiato il mondo intorno a me». Almeno lui se ne è accorto, tanti altri non ancora. Esce il suo nuovo disco, che è omonimo ed è pieno di cambiamenti come si capisce ancor prima di ascoltare le canzoni: in copertina c'è il suo volto, roba che mai e poi fino a poco tempo fa. Ma la grandezza dell'artista non è di cambiare per inseguire il tempo ma di evolversi per partecipare ai tempi. All'anagrafe si chiama Giuseppe Peveri, si è fatto conoscere con il suo cantautorato «indie« nel senso più ortodosso: poca visibilità, molta sostanza, nessun compromesso, palla lunga e pedalare meglio se con ispirazione. Stavolta ha aperto le finestre. Anzi, la cameretta. «Il tempo che scorre mi ha fatto diventare un'altra cosa».
E quindi in queste undici nuove canzoni non c'è il predominio della chitarra acustica ma ci sono arrangiamenti più complessi, c'è un uso garbato dell'elettronica (specialmente nelle batterie) e una disponibilità più marcata alla contaminazione. Ad esempio, ascoltando Tra 100 anni molti fan della prima ora potrebbero essere (piacevolmente) disorientati.
In poche parole, Giuseppe Peveri detto Dente, nato nel 1976 Fidenza provincia di Parma, è cresciuto. E se in Trasparente si fa un'apocalittica domanda esistenziale come «che cosa sono stato e cosa sarò», in Adieu sembra quasi dare l'addio al vecchio Dente, quello che con cinque dischi è diventato il pupillo di molti critici e comunque si è rivelato una delle penne autorali più belle e pure degli ultimi venti anni. «Il concetto di Adieu è molto forte e ho cercato di sdrammatizzarlo. Potrebbe anche parlare di un suicidio, ma potrebbe comunque essere interpretato in tanti altri modi». Chissà. «Come fanno le onde del mare a non stancarsi mai», canta all'inizio ed è probabile che, per lui, la realtà sia un mare di emozioni spesso difficili da focalizzare o addirittura da tradurre in testi musicali tanto le percepisce potenti e intense. «Non ho una giornata tipica e questo è uno dei più grandi obiettivi che abbia mai realizzato: volevo essere libero e adesso lo sono». Scrive, suona, vive. Artisti come lui, che non cercano il selfie per il solo gusto di aumentare i followers, sono da sempre fuori competizione. Fanno gara a sé. Scrivono seguendo un flusso emotivo che spesso, anzi quasi sempre, è scollegato dall'attualità e vive con la forza vivissima delle immagini e delle sensazioni. Perciò questo Dente è un disco non allineato e non può essere inquadrato in nessuna tendenza contemporanea.
È in sostanza un racconto declinato in undici canzoni per nulla nostalgiche nonostante l'attitudine di partenza sia quella
contemplativa tipica di tanti cantautori del passato. E anche dal vivo (se il tour partirà il 13 marzo da Brescia) Dente sarà una sorpresa, se non altro perché è bello ogni tanto vedere sul palco artisti che si rinnovano.
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