Ecco Bilbo tra draghi e nani Si torna nella Terra di Mezzo

Da domani nelle sale l'atteso primo capitolo della trilogia prequel tratta dal romanzo di Tolkien. Che racconta la scoperta dell'anello del potere

Ecco Bilbo tra draghi e nani Si torna nella Terra di Mezzo

È sicuramente l'azzardo più grande di Peter Jackson. Trasformare un solo libro, Lo hobbit o la riconquista del tesoro, in una dilatata trilogia. Ma, proprio come ad alcuni protagonisti delle pagine di Tolkien, a Jackson una certa intraprendenza non manca. Perché proprio lui è il cavaliere che ha fatto l'impresa di portare sullo schermo l'imponente trilogia Il Signore degli Anelli, tra i maggiori incassi dell'intera storia del cinema con il capitolo più recente, Il ritorno del Re, vincitore di 11 premi Oscar. Eccoci dunque da domani catapultati nuovamente nella Terra di Mezzo, ma sessant'anni prima del Signore degli Anelli, con Lo Hobbit. Un viaggio inaspettato in 730 schermi: antipasto - si fa per dire, sono ben 173 minuti - della sontuosa trilogia che proseguirà con Lo Hobbit. La desolazione di Smaug e Lo Hobbit: andata e ritorno, in uscita rispettivamente a Natale 2013 e nell'estate del 2014.

Tutto ha inizio, filologicamente, con queste parole: «In una caverna sottoterra viveva uno hobbit. Non era una caverna brutta, sporca, umida, piena di resti di vermi e di trasudo fetido, e neanche una caverna arida, spoglia, sabbiosa con dentro niente per sedersi o da mangiare: era una caverna hobbit, cioè comodissima». E proprio qui incontriamo il protagonista della nostra storia, Bilbo Baggins della popolazione degli hobbits, «estri bonari e casalinghi, amabili, buffi, profondamente seri», come li descrive nell'introduzione italiana alla trilogia del Signore degli Anelli Elémire Zolla che aggiunge un interrogativo fondamentale: «E la quiete domestica non è un modesto accenno a una quiete divina?».

Infatti, non a caso, lo struggente tema della nostalgia e del ritorno a casa di Bilbo Baggins, perfettamente interpretato da Martin Freeman (Watson nella serie tv inglese Sherlock), è ricorrente in questo primo capitolo. Perché Bilbo viene scelto a sorpresa dal mago Gandalf (sempre interpretato da Ian McKellen) per aiutare i tredici nani guidati dal leggendario guerriero Thorin Scudodiquercia (Richard Armitage) a intraprendere l'epico viaggio alla riconquista del perduto regno dei nani di Erebor, ora nelle mani del terribile drago Smaug. Per raggiungere la meta, che si trova nelle terre desolate della Montagna Solitaria, la Compagnia - con un dapprima interrogativo e incredulo Bilbo Baggins che da hobbit indifeso si trasformerà però piano piano in un vero coraggioso guerriero - dovrà superare i territori pieni di insidie, di goblin, orchi, troll, attraversati pure dalla minaccia incombente di Negromante, un personaggio sinistro e misterioso. Nel viaggio, Bilbo incontrerà per la prima volta una creatura che conosciamo bene e che cambierà per sempre la sua vita: Gollum il quale, provvidenzialmente, perde l'anello a favore dello hobbit.

Ecco uno dei tanti raccordi con Il Signore degli Anelli ricercato con convinzione dagli sceneggiatori Fran Walsh, Philippa Boyens, lo stesso Jackson e Guillermo del Toro. Poi c'è il ritorno di personaggi e attori già presenti nella trilogia: Ian Holm è Bilbo anziano, Christopher Lee è Saruman, Hugo Weaving è Elrond, Elijah Wood è Frodo, Orlando Bloom è Legolas e Andy Serkis, naturalmente, Gollum. E siccome tutto ciò che succede nel Signore degli Anelli lo abbiamo già visto, e anzi fa ormai parte dell'immaginario collettivo, Peter Jackson si trova stavolta a dover sopperire a un immaginario che potrebbe sapere di déjà-vu affidandosi a una nuova tecnica digitale di proiezione a 48 fotogrammi al secondo in 3D. Il risultato, visibile solo in alcune sale attrezzate, si avvicina così tanto - proprio come sperato dal regista - a ciò che l'occhio umano vede nella realtà da produrre però, paradossalmente, l'effetto contrario: un realismo esasperato che appiattisce le immagini, le luci e i colori trasformandolo in qualcosa di molto simile a un prodotto televisivo.

Una rivoluzione per Peter Jackson, lo scoglio più grande da superare per lo spettatore, soprattutto nella prima parte del film che per oltre un'ora si sofferma a descrivere la cena a sorpresa iniziale dei nani a casa dello hobbit. Perché è proprio nelle sequenze più statiche che la nuova tecnica sembra mostrare la corda.

Poi per fortuna arrivano tutta una serie di adrenaliniche sequenze di battaglie, inseguimenti, fughe accompagnate da improvvise sequenze molto rallentate come quella, affascinante, con la digressione della fondamentale conoscenza fra Gollum e Bilbo che piacerà molto ai fan della saga.

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