Ci sono libri che spiegano le canzoni meglio delle canzoni. E ci sono rockstar che, per essere davvero comprese, devono essere lette, mica solo ascoltate. Così basta passare in rassegna questi libri, per avere un quadro nuovo e persino inedito di tre grandi stelle del rock: la più grande di tutti (Mick Jagger dei Rolling Stones), la più risolta, (Elton John) e la più alternativa, così alternativa da aver sciolto i suoi milionari Rem per fare - come ha appena rivelato la sua amica Patti Smith - «lo scultore» (Michael Stipe).
L'omosessualità da romanzo Una traccia del mio amore di Douglas A Martin (Indiana, pagg. 143, euro 13,50) è il resconto autobiografico della storia tra due uomini innamorati. Lui, il protagonista, è uno studente di letteratura. L'altro è una star della musica. Lui si nutre di merendine ai distributori e vive in una stanza alla buona. L'altro invece potrebbe vivere dove gli pare, magari in alberghi lussuosi. Lui frequenta bar di una città di provincia. L'altro ha conoscenze nel jet set e in provincia torna solo per non perdere il contatto con se stesso. Sebbene non sia mai nominato, non è difficile capire che «l'altro» è Michael Stipe, voce dei Rem, la band Usa che ha dominato le classifiche negli anni Novanta. Per Stipe è il periodo di Automatic for the People, album del 1992 acclamato come capolavoro. Il romanzo è uscito negli Usa nel 1999 ed è stato accolto dal leader dei Rem col silenzio, nonostante sia oggettivamente una incursione non da poco nella sua privacy (non mancano dettagli scabrosi sul sesso). Non siamo però di fronte un libro scandalistico, ma sulle incertezze dovute alla distanza siderale che alla fine divide anche uomini all'apparenza perfetti l'uno per l'altro.
Stipe appare sulle prime incapace di liberarsi di vecchi amori, alcuni eterosessuali, altri omosessuali e forse solo virtuali (l'attore River Phoenix su tutti, ma anche il fondatore dei Nirvana Kurt Cobain). Il sentimento cresce, e arrivano i giorni felici. Presto subentra la disillusione. È uno Stipe che paga tutti i conti, per soffocare il senso di colpa nei confronti dell'amante, a lungo nascosto agli occhi degli amici e dell'entourage: «Il suo unico modo di esprimere affetto, ora, è acquistare. Comprarmi vestiti nuovi». Difficile fare i conti con la celebrità di Stipe. A volte recita: piange per cose da niente, perché vuole che la gente lo veda piangere. A volte si abbandona a una crudele sincerità: e ammette che ci sono parti della sua vita che rimarranno sempre celate al compagno. La lontananza diventa fisica, Stipe si affida a un medico buddista e ai suoi assistenti: «Impiegano giorni per dire al mio amore come affrontare il suo problema, come correggerlo. Quando può toccarmi, e quando è meglio di no, la frequenza con cui può farlo. Settimane, poi mesi». Fino all'abbandono: «Non poteva continuare a mettersi nelle mani di qualcuno con cui si sentiva troppo allineato, in unione perfetta. Ha detto proprio così».
La rinascita dopo aver toccato il fondo Elton John ha vissuto ai confini del vizio per decenni, e questo lo sanno tutti: alcol, eccessi alimentari, cocaina, svelti amorazzi gay compressi dentro una parvenza di eterosessualità spinta addirittura a sposarsi «con una donna per convenzione sociale». La svolta arriva nel 1985: «Per me tutto ha inizio con il mio amico Ryan». Elton John ha descritto l'incontro e le sue conseguenze in L'amore è la cura (Bompiani, pagg 229, 16 euro). Ryan White era un ragazzo di Kokomo, nell'Indiana, malato di Aids dopo una trasfusione. Elton John entrò in contatto con lui: «Devo aiutarlo». In quel momento scattò la molla: «Capii che l'alternativa era cambiare o morire». La rockstar aveva un nuovo scopo nella vita, che lo ha salvato e gli ha influenzato anche le canzoni. Elton John seguì Ryan fino alla morte (nel 1990) accorgendosi di non averlo potuto salvare nonostante tutti i propri denari e la propria fama. Pochi mesi dopo morì anche Freddie Mercury e allora nacque la Elton John Aids Foundation che nel libro viene raccontata attraverso le frustrazioni e gli entusiasmi di chi finora ha investito 275 milioni di dollari in 55 paesi del mondo. «Per me tutto ha inizio con il mio amico Ryan. È stato un miracolo». Un miracolo che nelle canzoni la popstar non ha saputo (o voluto) raccontare così bene.
La trasgressione totale Mick Jagger ha saputo dare a tutti un pezzo diverso di sé così oggi ciascuno ha il proprio Mick Jagger personale. Il cantante dei Rolling Stones. Il megalomane (ha preteso addirittura di diventare baronetto). L'erotomane (4000 donne, persino Jacqueline Kennedy Onassis). Il tossicomane alcolizzato. Il bisessuale (anche David Bowie tra gli amanti). Il collezionista d'arte (pure di simboli fallici). Il manager oculato di un patrimonio da 400 milioni di dollari. Ma per capire questa icona smodata che giovedì compirà 69 anni bisogna mettere insieme tutti i suoi volti. Lo ha fatto il grande Christopher Andersen in Mick Jagger - Gli eccessi, la pazzia, il genio (Sperling & Kupfer, pagg. 384, euro 9.
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