«Ecco i nuovi Oscar, sono link per trasmettere la cultura ai giovani»

La celebre supercollana mondadoriana si rinnova. Con un occhio ai nuovi media Il direttore ne spiega la filosofia alla vigilia dall'esordio al Salone del libro di Torino

Daniele Abbiati

Dalibro transistor a libro link. È la linea evolutiva dell'Oscar Mondadori che, nato il 27 aprile 1965, oggi, cinquantenne stempiato e con qualche ruga, resta un tipo interessante, come dicono le signore. La poetica sintesi di Vittorio Sereni, il quale lavorava alla collana, lo battezzò proprio così, «libro transistor», cioè trasmettitore, come le radioline di allora, di cultura. Ma la contemporaneità vede in campo una miriade di vettori, e il modo migliore per catturarli è linkarli, farli dialogare.

Domani, al Salone del libro di Torino, il nuovo Oscar Mondadori da linkare farà la sua prima uscita ufficiale. Con quattro titoli che bene ne rappresentano il carattere: la nuova edizione di Gomorra è la letteratura-cronaca; Addio alle armi, ritradotto e corredato dai 47 finali scartati da Hemingway, è la letteratura-storia; Fahrenheit 451 anch'esso ritradotto è la letteratura-distopia; Cent'anni di solitudine è la letteratura-affabulazione.

Gli Oscar Mondadori hanno anche, da circa un anno, un nuovo direttore, Luigi Belmonte. A lui l'onore e l'onere di raccogliere l'eredità di 13mila titoli giunti, nell'ultimo mezzo secolo, nelle case degli italiani. «Il mondo degli Oscar - dice - è un complesso sistema che, come una Torre di Babele, si è nei decenni stratificato in tante realtà editoriali. Qualcosa che ha pochi eguali al mondo quanto a varietà di autori e generi. Ma nelle librerie di oggi non vale più la tassonomia di un tempo, gli scaffali non sono più solidi, bensì fluidi. Un contesto in cui il vecchio Oscar si trovava a disagio, pareva un po' goffo...»

A cinquant'anni, può capitare di sentirsi fuori posto. Che cosa avete fatto per ringiovanire il vecchio, glorioso Oscar?

«Anzitutto la semplificazione. Le faccio un esempio. Di Addio alle armi avevamo due versioni, una nei Classici moderni e una negli Scrittori moderni. E i gialli erano diventati un sottosegmento degli Scrittori moderni... Qualcosa di spiazzante per il lettore. Segmentazioni e stratificazioni oggi non hanno più senso. Servono chiarezza e riconoscibilità. Eravamo arrivati a 39 collane e ben 24 formati. Ora si scende a 14 collane e 3 soli formati».

E, per restare alla forma, quanto alla veste grafica?

«Maggior impatto visivo, marcato vigore cromatico. Si abbandona il font noordiano, tipicamente mondadoriano. Poi miglioramento della carta e della stampa».

Veniamo ai contenuti...

«In genere saranno meno accademici e scolastici. Non più Calvino, ma, ad esempio, Il signore delle mosche o Bradbury. I giovani lettori non vanno più a rimorchio della scuola, provengono da letture e interessi autonomi».

Indirizzati da altri link.

«Certo, pensiamo ai social, alle serie tv. Negli Oscar Gialli troveremo, accanto a Dark Corners di Ruth Rendell, i vincitori del Premio Tedeschi, dedicato allo storico direttore dei Gialli Mondadori, e gli autori del cosiddetto giallo locale, come Diego Lama. E in Fantastica sia i big come George R.R. Martin e Cassandra Clare, sia le novità internazionali».

Non sarà tutto un trionfo di young-adult...

«Genere peraltro molto sfuggente... No di certo. Nelle prime settimane, da fine maggio a giugno, proporremo 250 titoli in quattro collane: Bestsellers, Absolute (molto forte in termini di contemporaneità), Moderni e Gialli. Poi, fra settembre e ottobre, altra ondata di un'ottantina di titoli, nei Classici e nei Saggi. Il catalogo conta circa quattromila titoli».

Gli Oscar, come ricorda Belmonte, nacquero in un momento storico dominato dalla

suggestione creata dall'immaginario del cinema americano, che coniugava industria, fantasia, idee, progettualità. E capacità di farsi comprendere da tutti. Oggi che hanno 51 anni, cambiano per restare fedeli a se stessi.

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