Esce il film di Ridley Scott che ha riacceso il dibattito tra creazionisti e darwinisti

Esce il film di Ridley Scott che ha riacceso il dibattito tra creazionisti e darwinisti

Mentre, in Italia, in questi giorni, si è discusso, intorno al film di Bellocchio, del tema del fine-vita, in America, negli ultimi mesi, è riesplosa la diatriba opposta, quella che riguarda le origini della nostra esistenza. A scatenare l'annoso derby tra «creazionisti» ed «evoluzionisti» è stato Prometheus, il film di Ridley Scott, sorta di prequel di Alien, che, buoni ultimi, potremo vedere da venerdì anche in Italia (anche se diversi fan e critici lo hanno visto all'estero visto che in Francia, ad esempio, era nelle sale dal 30 maggio). Dove vada a parare mister Scott lo si capisce subito dalle prime maestose inquadrature che strizzano più di un occhio a Kubrick. Una navicella aliena sbarca sulla terra dove scende un imponente ingegnere E.T. che, dopo essersi cibato di un liquido nero, si immola, disperdendo così nell'acqua la polvere genetica costitutiva della vita. L'intelligent design è servito, tanto che si è arrivati ad inquadrare questo film come un manifesto (adattato per l'America di questi giorni) del creazionismo, da contrapporre, almeno nel dibattito sui media americani, ad Avatar, considerato invece «Un sogno per i biologi» come titolava il New York Times, ovvero un paradiso per i darwinisti. Ridley Scott si è «difeso» affermando di credere che l'evoluzione abbia avuto bisogno di un «piccolo aiuto» ed aggiungendo che, in fondo, a lui interessa l'azione perché un film troppo filosofico, dal suo punto di vista, è un insuccesso artistico sicuro se «diventa troppo accademico». Per tornare alla trama e capire come si sviluppa la diatriba, dopo la scena iniziale veniamo trasportati nel 2089 dove due archeologi, Elizabet Shaw (Noomi Rapace) e Charlie Holloway (Logan Marshall–Green) scoprono un murales che fa quadrare il cerchio. In vari siti archeologici di tutto il mondo, infatti, sono state rinvenute identiche incisioni che raffigurano creature giganti che sembrano indicare una galassia dove si trova una costellazione invisibile ad occhio nudo (paleoufologia? Oh, yes). Alcuni anni più tardi, la nave spaziale Prometheus, finanziata dalle Weyland Industries, di proprietà di un ultranovantenne multimilionario (un Guy Pearce truccato che peggio non si può), con a bordo un equipaggio composto da biologi e scienziati, si dirige verso l'unico pianeta di quella costellazione che permette l'esistenza di forme di vita. Avranno un contatto con i nostri procreatori dello spazio? Fin qui il film, nel quale i due protagonisti principali, in teoria, dovrebbero supportare le teorie contrapposte sulle nostre origini. La Rapace indossa una croce e spera, con il viaggio, di avere conferma del suo credo religioso; è sterile ma, guarda un po', rimane incinta quando il boyfriend viene contaminato dal famoso liquido nero alieno (vi fa venire in mente qualcosa?). Tra l'altro, la nascita di quella specie di figlio che si ritrova al suo interno è considerata, nei blog dei fan, come la scena più cult di tutto il film che non vi sveliamo per non togliervi il gusto della sorpresa se non avete già letto qualcosa nei forum. Il compagno, invece, è convinto che ciò che scopriranno sarà la prova provata che Darwin aveva ragione. Quaranta minuti di sterile bla bla. Perché il film ha una sceneggiatura da far accapponare la pelle con personaggi che, a volte, hanno comportamenti che avrebbero avuto una ragione d'essere nel sequel de «I soliti idioti». L'Economist, per dire, si è scagliato contro Prometheus evidenziando, tra le altre, le seguenti perle. Perché, quando viene rivelato che il Dna alieno è al 100% identico con quello umano, non ci sia uno studioso a cui venga in mente di obbiettare «e allora come la mettiamo con il 98% del nostro Dna simile a quello degli scimpanzé?». E che dire di questi scienziati che toccano, senza un minimo di accortezza, tutto quello che trovano sulla loro strada (stiamo parlando di un pianeta sconosciuto)? O non meravigliatevi nel vedere, alla fine, due protagonisti che continuano a correre in parallelo anche se un'astronave si sta abbattendo sulla loro testa, senza che a uno dei due venga in mente, che so, di correre perpendicolarmente all'oggetto. Insomma, più che uno sci-fi sembra una parodia.
Tutto da buttare? Assolutamente no. Il film è considerato visivamente d'effetto, soprattutto se avete la fortuna di vederlo in una sala IMAX. Tutti a decantare, poi, il Fassbender meraviglioso androide mechato e ad imprecare contro lo spreco della Theron, usata in un ruolo che non le rende onore.

Delle domande, però, di cui è disseminata la pellicola non aspettatevi risposte. Qui, siamo nella logica della serializzazione (uno dei due sceneggiatori è quello di Lost), con sguardo già proteso ai prossimi episodi. Con buona pace di darwinisti e creazionisti.

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