Ezio Bosso riparte da Trieste: "La fama crea pregiudizi"

Dopo la parentesi bolognese, sarà direttore stabile dell'Orchestra

Ezio Bosso riparte da Trieste: "La fama crea pregiudizi"

Ezio Bosso archivia le bufere bolognesi e va a Trieste. Da domenica al 31 luglio 2020 sarà direttore stabile residente del Teatro Verdi. Così residente che sta cercando casa. Cosa comporta il ruolo? I vertici del teatro parlano di un concerto a Natale, uno speciale, eventi senza però scendere nei dettagli, poiché non ci sono, «ci stiamo ragionando», spiegano.

Ci si ragiona dal 10 settembre, dall'inaugurazione di stagione affidata a Bosso. Lì s'accese la fiamma, «finito il concerto, mi hanno proposto di entrare nella famiglia del teatro» spiega Bosso che ama definirsi direttore d'orchestra che scrive musica e suona il pianoforte all'occorrenza. Ha un curriculum importante come pianista, compositore, contrabbassista (suonò diretto da Abbado), e in fase di decollo quanto alla direzione d'orchestra. Affetto da una patologia neurologica degenerativa, ha sospeso l'attività per sette anni.

Quindi è rinato venendo alla ribalta con il festival di Sanremo eseguendo una sua composizione. Ha così conquistato quella popolarità che, per sua stessa natura, è delizia ma anche croce. «La popolarità porta al pregiudizio il quale blocca», ha detto alludendo al Bologna affair. In dicembre, il Comunale di Bologna gli aveva offerto l'incarico di direttore ospite principale, con l'orchestra vi furono però dei dissapori. Si spaccò fra 49 pro e 51 orchestrali scettici su Bosso. Alla domanda «cosa non ha funzionato», l'artista sbotta: «Non avete funzionato voi. L'orchestra mi voleva bene». «Voi» sta per certa stampa che ha o avrebbe manipolato informazioni. Di fatto, ammette che «la ricerca del consenso assoluto è il peggior nemico».

Insomma le incomprensioni vi furono. Ma si guarda avanti come ha ricordato Alessandra Abbado intervenuta in pronto soccorso nel bel mezzo della conferenza stampa - e questione - , «questa estate ci sono stati concerti. Guardiamo ai fatti», reclama colei che ha scelto Bosso come ambasciatore dell'associazione abbadiana Mozart14.

Vertici del teatro, simpatizzanti, lì tutti a ricordare conoscenze, competenze, rigore di un musicista il cui profilo - però - non richiederebbe tale schieramento di guardie del corpo, si rischia l'autogol. «Bosso non vuole compensi per il ruolo», ha ricordato il sovrintendente. Applausi.

Lui rettifica, verrà pagato a prestazione, è il ruolo in sé a non richiedere cachet. «Troveranno degli sponsor per i miei compensi», aggiunge. Resiste qualche scheletro nell'armadio: guai a chiedergli se mai dirigerà un'opera. Il tempo è un balsamo. Lasciamolo (tempo & Basso) lavorare.

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