Il principe abusivo veste i panni da re del box-office e la garbata commedia di e con Alessandro Siani diventa esemplare caso positivo, dopo la deprimente partenza d'inizio anno per gli schermi italiani. In soli quattro giorni, la fiaba del brutto anatroccolo Antonio (Siani), trasformato in cigno dalla principessa Letizia (Sarah Felberbaum), complice il nobile Anastasio (Christian De Sica), ha rastrellato 4.206.000 euro, con una notevole media copie di 7.844 euro. Si tratta d'un record stagionale, annunciato dalla buona partenza del primo week end di San Valentino, quando questa favola senza parolacce, ma con tanto di principessa e castello, ha incassato 700mila euro, nonostante le distrazioni del festival di Sanremo e tre partite dell'Europa League.
Stanco di ricevere copioni senza poter lavorare alla sceneggiatura, il 37enne artista partenopeo ha esordito in regia, facendo centro con un film dalle amene atmosfere anni Cinquanta. «Qui si parla del divario tra ricchi e poveri: un tema non nuovo, ma trattato in modo originale, senza alcuna volgarità», commenta Siani, campione di incassi conclamato: fra il 2010 e l'anno scorso, l'erede di Massimo Troisi ha totalizzato 70 milioni di euro con Benvenuti al Sud, Benvenuti al Nord e La peggior settimana della mia vita. Né era faccenda da poco battere - nel primo finesettimana, decisivo per l'andamento generale - il film di Tarantino, Django Unchained, com'è stato un mezzo prodigio scavalcare il super-poliziotto di Die Hard - Un buon giorno per morire, con l'iconico Bruce Willis che porta a casa 976mila euro, con una media di 3000 euro a copia, piazzandosi sotto il mattatore di Napoli. Magari Il principe abusivo, prodotto da Cattleya e distribuito da 01, non incasserà i 27 milioni di euro piovuti su Benvenuti al Nord, però potrebbe agevolmente superare i 10 milioni: di questi tempi, è raro. Secondo Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, il successo di Siani «conferma che la commedia pulita, con una comicità mai volgare, è capace di conquistare il pubblico».
Sta di fatto che, dal repertorio comico dell'esordiente cineasta, anche la politica è pressoché assente. Forse sta qui la formula vincente del suo exploit: Il principe abusivo affronta questioni come il prezzo della benzina, le pensioni, ma senza tirare in ballo direttamente la politica. Come fa, per esempio, Roberto Andò nel suo Viva la libertà, dov'è fin troppo evidente la parodia di personaggi politici contemporanei. Pensando a Una poltrona per due, col cuore narrativo che batte per l'amicizia tra Antonio l'accattone e l'aristocratico Anastasio, il neoregista non ha avuto paura di calcare la mano sul romanticismo e ha vinto al botteghino.
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