Nel mondo islamico basta un film perché qualcuno chieda la pena di morte per il regista. Persino in un Paese relativamente moderato come il Marocco. È quello che è successo a Nabli Ayouch, regista di Much Loved, documentario che racconta delle prostitute marocchine.
Le protagoniste sono tre, Noha, Soukaina e Randa. Vendono i loro corpi per mantenere le proprie famiglie, ma nel documentario sono donne libere, che hanno scelto la prostituzione per non sottostare ai ruoli assegnati alla donna. Vengono usate e trattate come merce da ricconi sauditi o europei, ma anche di agenti marocchini corrotti:"Mentono tutte, puttane e sante. Le nostre sono come la carne sui questi piatti. Morte", dice un cliente saudita durante una cena.
Ma, come ci si poteva aspettare, il film - che sarà nelle sale italiane da giovedì - è stato messo al bando in Marocco con l'accusa di danneggiare l'immagine del Paese e quella delle donne marocchine.
A scatenare le polemiche è stato il trailer, postato su YouTube e cliccato in pochi giorni da sette milioni di persone.Sono bastate nemmeno due minuti di immagini perché una delle attrici venisse minacciata e un attore che interpreta un saudita omosessuale fosse aggredito e ferito alla gola.
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