Aldo, Giovanni e Giacomo tornano sul grande schermo a quattro anni di distanza da "La banda dei Babbi Natale" di Paolo Genovese. Il loro ottavo film, "Il ricco, il povero e il maggiordomo", che dirigono assieme a uno degli sceneggiatori del precedente, Morgan Bertacca, esce in ben seicento sale e promette di fare suo il botteghino nonostante la comicità non sia più quella geniale, surreale e innovativa che fece la fortuna delle pellicole d'esordio del trio.
Giacomo (Giacomo Poretti) è un ricco e spregiudicato broker con la passione del golf, un ufficio nella city milanese e una splendida villa in cui è servito in tutto e per tutto dal suo fido maggiordomo e autista, Giovanni (Giovanni Storti), cultore delle arti marziali e innamorato della domestica sudamericana Dolores (Guadalupe Lancho). I due, un giorno, investono con l'auto Aldo (Aldo Baglio), un venditore abusivo nel mercato del quartiere che vive ancora con la madre, Calcedonia (Giuliana Lojodice). L'uomo accetta, a titolo di risarcimento, la possibilità di lavorare nella villa di Giacomo, il quale però, di lì a poco, si ritrova sul lastrico a causa di un inaspettato tracollo finanziario. I tre diventano quindi compari di sventura e non resta loro che unire le forze per cercare di risolvere tutti i problemi.
Oltre a raffigurare, nell'incipit, il sempre maggiore divario tra ricchi e poveri, il film affronta il tema assai attuale del fallimento, alludendo non solo a quello economico ma anche a quello esistenziale. Naturalmente la serietà di certe situazioni è sdrammatizzata dal fatto che queste vengono osservate col filtro del grottesco e, talvolta, perfino associate in maniera ilare a canzoni di Julio Iglesias e Tonino Carotone. Il messaggio che aleggia su ogni rocambolesca traversia, poi, è molto chiaro e rasserenante: l'amicizia, fonte di sostegno e arma di riscatto, dà la possibilità sia di superare certi blocchi emotivi invalidanti sia di risollevarsi in caso di circostanze avverse.
Dal punto di vista narrativo, il film manca di compattezza: è composto in sostanza da siparietti coloriti, soprattutto nella parte incentrata sull'organizzazione di un funerale e di un matrimonio, e da una girandola di personaggi secondari ben interpretati, su tutti Giuliana Lojodice nei panni della soffocante e petulante madre di Aldo.
La sensazione è quella piacevole di essere in compagnia di amici di vecchia data con cui ci si intrattiene volentieri in nome di passate risate che, va detto, erano più irresistibili delle attuali.Ad ogni modo, "Il ricco, il povero e il maggiordomo" offre, a chi cerca dello svago scacciapensieri e mai volgare, l'opportunità di tenersi alla larga da certi triviali cinepanettoni attualmente in sala.
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