
Ad Hollywood continuano le modernizzazioni di fiabe classiche, seppur con alterni risultati al botteghino. E' ora la volta dei fagioli magici de “Il cacciatore di giganti”, in cui si racconta di un'antica guerra che viene riaccesa quando un giovane contadino apre involontariamente un varco tra il mondo degli umani e quello di una razza temibile di giganti. Il soggetto del film deriva in sostanza dalla fusione di due vecchi racconti popolari inglesi, qui rivisitati e adattati molto liberamente in modo da ottenere una favola nuova, ancorché tradizionale, con tanto di principessa da salvare (Eleanor Tomlinson), di eroe di umili origini (Nicholas Hoult) e di minacciosi antagonisti.
Pur forte di un budget che ha sfiorato i duecento milioni di dollari, il film, oltreoceano, non ha incassato quanto auspicato perché, mentre a livello di marketing era stato presentato come una fiaba per bambini, la censura ha ritenuto non fosse adatto sotto i tredici anni d'età. In effetti, pur giudicando eccessivo restringere così tanto il pubblico di riferimento, non si può negare che per i più piccoli ci siano alcune scene un po' violente e perfino dello splatter; materiale sufficiente insomma per qualche incubo notturno.
Pieno di azione, avventura e spirito epico, "Il cacciatore di giganti" presenta imprecisioni di varia natura che, se non pregiudicano il divertimento, ne abbassano la qualità. Ci sono cose illogiche, umorismo di bassa lega e l'assoluta mancanza, nel nemico, di una qualsiasi profondità psicologica. Per fortuna il cast riesce a mascherare molte delle suddette lacune grazie a buone interpretazioni che riescono a catturare l'attenzione; anche se va detto che Nicholas Hoult, il protagonista, conserva un po' troppo l'espressione da zombie avuta in "Warm Bodies" e, quanto ad Evan McGregor, duole vederne il talento imbrigliato nell'armatura di un cavaliere più macchiettistico che eroico. I giganti funzionano molto meglio quando ne viene solo suggerita la presenza piuttosto che quando vengono mostrati apertamente; nel prologo sulla loro leggenda sembrano infatti appena usciti da un videogioco e, nel proseguo del film, assumono tratti un po' "cartooneschi". Il 3D in un paio di occasioni regala un valore aggiunto alla scena ma, in linea di massima, stavolta al momento di fare il biglietto si può anche evitare a cuore leggero di pagare il sovrapprezzo. Non mancano, nella storia narrata, valori tradizionalmente formativi quali coraggio e spirito di sacrificio che rendono il film apprezzabile. Resta il fatto che il regista, Bryan Singer, è noto per titoli assai diversi da questo e un po' più affascinanti, come “I soliti sospetti”, “X-Men”, “Superman Returns" e "Operazione Valchiria".
In definitiva si tratta di un film per famiglie godibile ma non del tutto riuscito perché, da un lato, le caratterizzazioni dei personaggi e i dialoghi si presentano piuttosto infantili, forse un po' troppo per coinvolgere i ragazzini più grandi e i genitori; dall'altro, ci sono varie immagini cruente finalizzate ad un
divertimento adulto e sconsigliabili ai bambini. Questo fa sì che ci troviamo di fronte ad una pellicola ibrida che forse finirà col non soddisfare pienamente né piccoli né grandi ma, semplicemente, li intratterrà assieme.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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