Il film del weekend: "Cloud Atlas"

Il nuovo film dei creatori di Matrix è un esperimento cinematografico troppo ambizioso per centrare il risultato, ma merita rispetto per il messaggio utile e necessario che sogna di condividere

Il film del weekend: "Cloud Atlas"

Lana e Andy Wachowski tornano a trattare temi di natura trascendente in un film scritto e diretto stavolta assieme a Tom Tyker. "Cloud Atlas" è un arazzo universale, un unicum percorso dal filo immaginario della causalità. Si presenta come l'assemblaggio non solo di sei diverse narrazioni ma anche di differenti generi cinematografici (commedia, fantascienza, azione, dramma).

Si tratta della produzione indipendente più costosa di sempre, avendo avuto un budget di oltre cento milioni di dollari, e costituisce la trasposizione su grande schermo dell'omonimo romanzo edito nel 2004 dell’inglese David Mitchell.

Protagoniste del film sono alcune anime impersonate sempre dagli stessi attori (Tom Hanks, Halle Berry, Hugh Grant, Hugo Weaving, Jim Sturgess, e Jim Broadbent) e ritratte durante le loro diverse incarnazioni in giro per il mondo a metà dell'Ottocento, negli anni Trenta e Settanta, nel 2012, nel futuro e in un'era post-apocalittica.

Le vicende, agli occhi del pubblico, si sviluppano fin da subito in contemporanea grazie al montaggio serrato che alterna continuamente le scene dell'una a quelle delle altre.

Per quanto rischioso, sembra voluto il fatto di non esplorare a sufficienza le singole trame e di non approfondire troppo i vari personaggi; il disorientamento e la disaffezione dello spettatore sono funzionali affinché egli trattenga come unico appiglio la sola cosa che resta immutata a ogni variazione di cornice: il messaggio; ossia, testualmente, che "siamo legati ad altri, passati e presenti, e da ogni crimine e ogni gentilezza generiamo il nostro futuro".

E' molto probabile che i Wachowski fossero consci fin dall'inizio che cinematograficamente questa potesse rivelarsi un'impresa suicida, ma hanno scelto ugualmente di tentare di fare la differenza trasformandosi in un'occasione evolutiva, in una goccia di autocoscienza nell'oceano d'inconsapevolezza che, secondo loro, avviluppa l'umanità.

"Cloud Atlas" è una monumentale follia che vi apparirà o profondamente interessante o incredibilmente noiosa.

Chi è predisposto alla filosofia e alla ricerca del senso della vita si guardi bene dall'accettare in modo acritico e fideistico tutto quello che di transculturale, mistico e simbolico popola il film; ma resti aperto alla possibilità che almeno qualcosa di proveniente da questa enorme torre di Babele possa vibrare familiare ed essergli utile.

Di sicuro ai più questa pellicola apparirà come una confusa raccolta di accadimenti e assurde teorie, ma forse per altri si rivelerà, come fece Matrix a suo tempo, un’esperienza di frontiera, il raro esempio di un cinema iniziatico la cui totale comprensione è

probabilmente riservata a pochi.

In definitiva, il rapporto che lo spettatore svilupperà con quest'opera è assolutamente personale e legato ad un sentire profondo e individuale che merita, qualunque esso sia, rispetto e tolleranza.

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