Il film del weekend: "Confusi e felici"

Il potere terapeutico dell'amicizia è al centro di una commedia non priva di difetti ma capace di strappare più di una risata e qualche riflessione

Il film del weekend: "Confusi e felici"

Uscito in quattrocento sale, il nuovo film di Massimiliano Bruno, "Confusi e felici", è una commedia corale in bilico tra leggerezza e profondità che prende vita da uno spunto drammatico e lo sviluppa in chiave comica senza rinunciare a regalare un messaggio in qualche modo edificante.

Marcello (Claudio Bisio) è un rinomato psicologo con un' esistenza che ritiene perfetta almeno fino a quando, un giorno, riceve una diagnosi medica secondo cui è destinato a perdere la vista entro pochi mesi. Devastato dalla notizia, decide di chiudere il suo studio e di congedare tutti i suoi pazienti, i quali però vivono la decisione del loro terapeuta come un abbandono traumatico e si alleano con la sua segretaria, Silvia (Anna Foglietta), decisi a fargli cambiare idea. Allo scopo, circondano Marcello di premure e tentano in tutti i modi di fargli ritrovare il sorriso, diventando per lui un inatteso quanto folle gruppo di nuovi amici.

La macchina comica funziona grazie al fatto che il film ha a disposizione ottimi caratteristi, molto amati dal grande pubblico, chiamati a interpretare pazienti colmi di idiosincrasie e quindi personaggi grotteschi, strampalati e, a causa delle loro fragilità, assai imprevedibili: uno spacciatore che soffre di attacchi di panico (Marco Giallini), un quarantenne vergine e mammone cronico (nei suoi panni il regista stesso), una ninfomane (Paola Minaccioni), un telecronista tradito dalla moglie che presenta attacchi di rabbia violenti e improvvisi (Rocco Papaleo) e una coppia sposata (Caterina Guzzanti e Pietro Sermonti) che, dopo l'avvento dei social network, non ha più una vita sessuale. A fare da catalizzatore di risate sono soprattutto Giallini e Papaleo, inarrivabili in termini di bravura. Non a tutti sono stati affidati ruoli sopra le righe e volutamente monodimensionali, infatti Silvia, il personaggio di Anna Foglietta, è una donna esuberante, piena di fantasia e creatività, che ha conosciuto il dolore ma sa conservare il dono di vedere la bellezza della vita; a duettare con questa salvifica femminilità c'è il tormento interiore di Marcello che dà a Bisio l'occasione di cimentarsi in una parte un po' più composita rispetto a quelle in cui è da tempo imprigionato.

Tra le varie gag, peraltro legate in modo non molto fluido, si sente che il regista ha a cuore di comunicare qualcosa che appartiene al suo vissuto; in particolare sembra voglia indicare, allo spettatore interessato, la necessità di abbandonare la psicologia freudiana in luogo di altre più moderne: il deus ex machina del film è infatti un terapeuta (Gioele Dix) dall'impostazione antitetica a quella del protagonista. Sarà lui ad insegnare al cinico e distante Marcello, da sempre convinto di dover solo prestare assistenza ai suoi pazienti, che guarire si può e si deve, ad esempio abbracciando scelte difficili senza lasciarsi bloccare dal pensiero del loro esito. Si pone l'accento su una forma di guarigione affettiva e spirituale, che viene indicata come di portata superiore a quella fisica.

Nonostante certi difetti di scrittura, "Confusi e felici" è un film godibile, punteggiato di qualche battuta

politicamente scorretta ma efficace, dotato di un cast affiatato e capace di regalare un po' di ottimismo e qualche riflessione. Di questi tempi, considerato il livello oramai bassissimo delle commedie italiane, è già qualcosa.

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