Gazebo e la "Italo disco" che fece ballare il mondo ma non piaceva agli snob

Torna l'autore di "I like Chopin" e celebra un'epoca: "Negli anni '80 si suonava, oggi no"

Gazebo e la "Italo disco" che fece ballare il mondo ma non piaceva agli snob

Maguarda chi si risente: Gazebo, proprio lui, quello di I like Chopin, uno dei brani che si sono incatenati per sempre agli anni Ottanta e li riaccendono appena parte «quel» piano. Ora lui, che in realtà si chiama Paul Mazzolini e ha 58 anni, ritorna alla «base» e pubblica Italo by numbers nel quale canta super classici di quel periodo come Easy lady di Spagna o Self control di Raf, Tarzan boy di Baltimora e pure People from Ibiza di Sandy Marton. Un'epoca raccolta in un disco. La dance italiana. Suoni patinati, spesso artigianali, immagini cotonate e pronunce inglesi non sempre corrette (Gazebo a parte, che è quasi madrelingua).
«Nel mio disco i suoni sono ovviamente nuovi ma ho utilizzato gli strumenti di quell'epoca che è stata, tanto per intenderci, una delle ultime nelle quali i musicisti suonavano per davvero», spiega lui, educatissimo e preciso, che nel tempo è diventato anche produttore discografico: «Alla fine degli anni Ottanta è arrivata la house e noi siamo stati messi da parte in quattro e quattr'otto. Ho avuto momenti difficili, sono passato da cantante sul palco a fonico dietro il mixer. Insomma ho fatto un'altra gavetta. Ho lavorato con tanti artisti, ad esempio Patty Pravo per l'album Oltre l'Eden..., e poi ho aperto uno studio di registrazione qui a Roma. «Remember that piano...», cantava nel 1983 il bel ragazzo nato a Beirut da un italiano e da una americana che diventò uno dei best seller nel mondo (otto milioni di copie vendute solo con quel singolo) e la scintilla per l'esplosione di un fenomeno musicale che, ovviamente, allora la critica italiana snobbò come provinciale. «In realtà quel brano andò al primo posto in tanti paesi come il Giappone, il Brasile, la Spagna, la Germania e Honk Kong. E ancora oggi mi accorgo che la conoscono tutti, dal Kazakistan a Rio De Janeiro».
Quelle note, e quelle di Spagna, Tracy Spencer, P.Lion e via dicendo, oggi sembrano la colonna sonora della spensieratezza e attirano anche chi allora neppure era nato: «In effetti ho molto riscontro dagli adolescenti», conferma lui che, dopo la mitragliata del primo successo, ha riassettato la propria vita su ritmi più accettabili: «Sono nati i miei due figli (Gabriel, oggi di 28 anni, e Eva di 23 - ndr), li portavo a scuola e quel tipo di quotidianità mi ha senza dubbio fatto diventare migliore». Nel frattempo la musica cambiava (si fa per dire) e quella fase fu velocissimamente chiusa nel baule dei ricordi, superata dalla house e poi da tutte le sue derivazioni. Paul Mazzolini ha smesso di essere Gazebo ventiquattr'ore al giorno, ed è diventato un esploratore musicale che si è addentrato un po' ovunque, persino nel progressive, lasciando che la «italo disco» seguisse il proprio corso nelle anse della memoria collettiva per poi tornare a germogliare. «Il mio penultimo album è stato del 2015. Ho utilizzato tanti strumenti elettronici che suonavamo negli Ottanta. E la differenza con i suoni di oggi è clamorosa, visto che sembra tutto così preconfezionato... Così mi è venuta voglia di riscoprire brani come Tarzan boy. Non ho cambiato nulla, ho voluto mantenere persino le imprecisioni linguistiche degli originali (ad esempio in Happy children ci sono alcuni svarioni di inglese)». Però Italo by numbers - che ha anche l'inedito La divina ispirato all'incontro con un vecchio professore di musica caduto in disgrazia - non è soltanto la classica operazione vintage per nostalgici dei bei tempi. È il grimaldello per riaprire con più obiettività una fase musicale che è stata decisiva per la musica da ballare di tutto il mondo. «Effettivamente chi produce dischi oggi non sembra avere il background musicale che avevamo noi, che partivamo dalla melodia. Ora vedo un approccio molto meno musicale e, posso dirlo?, anche meno poetico». Senz'altro più standard. «Gli anni Ottanta per me sono stati la luce. I Novanta, il buio. Poi dal Duemila in avanti hanno iniziato a richiamarmi per concerti e serate un po' dappertutto».
Oggi, dall'alto degli oltre dodici milioni di dischi venduti, Paul Mazzolini è più brizzolato del ragazzo scintillante di I like Chopin ma ha anche firmato la pace con il proprio destino: «Sì, per me I like Chopin è diventata quasi come una gabbia, ma non riesco a odiarla. Anzi, guardando in quali gabbie meno belle sono costretti tanti miei colleghi, le sono molto riconoscente». E non è l'unico.

Appena dopo l'uscita di Italo by numbers, pure Fiorello ha subito invitato Gazebo al Rosario della sera su Radio Deejay, quasi a celebrare non solo il ritorno di un artista ma pure il restyling definitivo di una musica che avevamo solo fatto finta di dimenticare.

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