Gran divertimento oltre le leggi fisiche

di F. Gary Gray con Vin Diesel, Jason Statham, Dwayne Johnson, Charlize Theron

Testosterone e telenovelas, motori e sentimento. La saga di Fast & Furious riparte alla grande dopo la scomparsa di Paul Walker, dimostrando di avere ancora molto da dire ai suoi numerosi fan che, puntualmente, dal 2001, anno del primo F&F, lo seguono con passione quasi calcistica. Intanto, il film colleziona nuove star come Charlize Theron e Helen Mirren, il che implica un lavoro non facile di «distribuzione dei minuti» da parte del regista F. Gary Gray, capace di non scontentare nessuno (ma sono volutamente al lumicino le interazioni tra Diesel e Johnson), creando una buona alchimia e trovando un perfetto equilibrio tra i tanti protagonisti, senza far rimpiangere l'eccessiva lunghezza (136 minuti) della pellicola. Il tutto, poggiandosi su una trama semplice semplice, con risvolti da fiction televisiva. Dominic Toretto (Vin Diesel, sempre in versione tamarra), in luna di miele a Cuba con la sua Letty (Michelle Rodriguez), viene avvicinato da una inafferrabile hacker, Cipher (la Theron) che lo ricatta (si scoprirà durante il film, il perché), costringendolo a lavorare per lei (che vuole conquistare il mondo), contro i suoi stessi compagni di avventura, capeggiati dal solito Luke Hobbs (Dwayne Johnson). Smarrimento e lacrime per il tradimento. La gang, per esorcizzare il «lato oscuro» di Toretto, chiama in servizio anche Jason Statham, visto nell'episodio precedente, e da quel momento si scatena la fantasia visiva, che è poi la forza portante della saga.

E allora, spazio alla parte «cartoonistica», quella dove i bolidi vengono sottoposti a evoluzioni che prendono a calci le leggi della fisica, ma non quelle dell'intrattenimento più puro, e che si sublimano, soprattutto, nella spettacolare resa dei conti finale, sul ghiacciaio di una montagna (da antologia, The Rock che scende da un SUV in corsa, per spostare, sul ghiaccio, con le mani, un missile lanciato) o nella scena centrale, a Manhattan, con macchine che vengono radiocomandate dalla rete, contro la volontà dei loro guidatori. Resta salvo il concetto di «famiglia» che fa da filo conduttore a tutti gli episodi, con inevitabile pranzo finale in terrazza.

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