«Ho la pancia e la pelata ma in tv vado sempre forte»

«Ho la pancia e la pelata ma in tv vado sempre forte»

RomaNei secoli fedele. Passano gli anni, le mode, le tv. E lui sempre là. Solido, affidabile, spesso risolutivo; a macinare silenzioso - dopo quarant’anni da autore, e venticinque da presentatore - la sua vita da mediano tv. Insomma: ha fatto un certo effetto l’annuncio che, dopo tredici anni di assenza, Giancarlo Magalli tornerà su Raiuno. E per un nuovo serale - da venerdì 18 maggio - nel cui titolo c’è già tutta la sua (caustica) ironia. Io mi gioco la nonna.
Cos’è che ha motivato questo ritorno, dopo tanto tempo di assenza dalla prima serata?
«Un gioco di quelli che non si fanno più da anni. Una sfida tra famiglie attraverso divertenti prove d’abilità, per vincere una somma con cui ristrutturare casa o mandare i ragazzi all’università. Ma, soprattutto, senza alcuno degli accessori che oggi trovi ovunque: niente ospiti, niente vip, niente giuria, niente canzoni. Ora che ci penso: mancherà proprio tutto quel che ora fa successo in tv. Devo preoccuparmi?».
Curioso destino, quello dei mediani tv. Più sono bravi, più rischiano d’essere dimenticati.
«Veramente da tre anni conduco tutti i giorni su Raidue I fatti vostri, che va in onda da ventidue e con i più alti share di rete. Ma può sembrare che sia stato accantonato solo perché tempo fa venni bandito dai palinsesti, assieme a Baudo, alla Carrà e a Frizzi; e i miei programmi passati ad altri. Col risultato che senza di me sono colati a picco. I cervelloni con la Ventura? Fermato dopo due puntate. Fantastica italiana dato in mano a Lopez? Chiuso dopo appena una».
Mentre invece quando sono i programmi altrui, a rischiare di chiudere, al soccorso chiamano Magalli, salvatore della patria tv.
«Già. E difatti risollevai il Fantastico di Montesano, il Bye bye baby della Setta, la Domenica in che avrebbe dovuto fare Paolo Limiti… In effetti sono quasi uno specialista del ramo».
Rimanendo, però, un tipo di presentatore molto personale, quasi anomalo. Non trova?
«Se si riferisce all’aspetto fisico, non sono l’unico ad esibire pancetta e pelata. Gerry Scotti non è poi così apollineo. In realtà tutto dipende dal rapporto che instauri con la gente. Sapesse quante belle donne ho soffiato a fusti palestrati ma decerebrati! Io, almeno, so mettere due parole in fila. E so farle ridere».
Gia: la sua ironia. Affilata, tagliente, urticante. Le ha mai procurato guai?
«Ahimè. Io dico sempre quello che penso. Ma sempre in forma di battuta. Gli amici non se la prendono; tutti gli altri si. Esempio: nel 2000 arriva Maurizio Beretta, nuovo direttore di Raiuno, e non mi riceve. Io allora non è che sono andato a bucargli le gomme dell’auto; ho solo detto che, per essere un Beretta, era di piccolo calibro. E lui, naturalmente, s’è offeso».
E poi lei è uno fra i pochi che fa solo il presentatore. Non recita nelle fiction, non partecipa ai reality.
«Scherziamo? Mi proposero la prima Isola dei famosi, figurarsi. Mentendo mi dissero che sarebbe stato pieno di star, mentre sembrava l’esame di riparazione per i rimandati dal pubblico. E Milly ci prova ogni anno, per Ballando con le stelle. “Sei il mio sogno segreto”, dice. Ecco: meglio che resti segreto».
Dicono che lei sia un aziendalista di ferro. Prima la Rai, poi la mamma.
«O meglio: prima di tutto mamma Rai. Verissimo: è casa mia da quarant’anni. Una volta sola, nel ’97, Mediaset provò a corteggiarmi.

Ma nei loro uffici dovevo avere una faccia così sbattuta, che Giorgio Gori sospirò: “Se vuoi un’offerta te la faccio. Ma tanto lo so che qui non ci verrai mai”».
Insomma: a viale Mazzini fino alla morte?
«Fino alla morte. Degli altri».

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