Una "House of cards" in stile rinascimentale

Da martedì sul primo canale la serie coprodotta dalla Rai, con protagonista Dustin Hoffman

Una "House of cards" in stile rinascimentale

Intrighi, lotte tra oligarchi, la difficile arte di mantenere il potere, che spesso coincide con il non ostentarlo troppo. Vi sembra la trama di House of cards? No, è la trama di I Medici, la nuova serie coprodotta da Rai Fiction (andrà in onda su Raiuno da martedì in prima serata) e tutta incentrata sulla potente famiglia fiorentina. E rispetto a qualunque serie ambientata nel mondo politico di oggi ha un grande vantaggio: lo sfondo. Perché, davvero, nell'Italia sospesa tra i retaggi comunali e le signorie l'omicidio politico era all'ordine del giorno e la lotta per il potere senza esclusione di colpi.

È lì che hanno pescato gli autori della serie, tra cui Frank Spotnitz, presentata ieri in anteprima mondiale proprio a Firenze. E per di più lo hanno fatto con intelligenza, scegliendo per questo ambizioso period drama la parte meno nota delle vicende della famiglia Medici. Gli 8 episodi, in onda in quattro serate, tutti diretti da Sergio Mimica-Gezzan (I pilastri della Terra), iniziano infatti all'epoca di Giovanni de' Medici (1360-1429), il patriarca mercante e banchiere della famiglia. A lui (interpretato da Dustin Hoffman) si devono le fortune economiche che consentirono al figlio Cosimo (Richard Madden) di diventare uno dei più influenti uomini d'Italia, capace di governare il comune fiorentino anche se senza apparire mai direttamente nei ruoli centrali delle magistrature cittadine. Altro che le macchinazioni di Kevin Spacey/Frank Underwood in House of Cards... A parte il cast di lusso - oltre a Hoffman e Madden ci sono gli italiani Sarah Felberbaum, Alessandro Preziosi, Miriam Leone e Fortunato Cerlino (Gomorra) - uno dei punti di forza della fiction è il fatto di essere girata in Italia sfruttando le reali ambientazioni cittadine. Questo ha limitato, anche se non eliminato, l'effetto «plastica e grafica 3D» che ha funestato serie come Da Vinci's Demons o I Borgia.

E a giudicare dalla puntata mostrata alla stampa nell'anteprima, nell'insieme il risultato è un prodotto che fa presa sul pubblico, anche grazie al montaggio. Certo, c'è più di qualche concessione al romanzesco, come la facilità con cui si accredita l'avvelenamento di Giovanni de' Medici. Però almeno serve a dare uno sfondo di mistero alla storia. Altre invenzioni sono decisamente più gratuite, come aver spostato un concilio da Pisa a Roma o aver fatto per forza incontrare Donatello e Cosimo de' Medici (sempre a Roma, anche se gli anni della loro compresenza non coincidono). Insomma, siamo lontani dallo spirito filologico, da televisione pubblica, di vecchi sceneggiati Rai. Abbastanza perché un medievista piuttosto noto presente alla proiezione a Palazzo Vecchio chiosi: «Però uno storico avrebbero potuto anche consultarlo...». Va detto, non ci sono nemmeno gli eccessi di serie come I Borgia (la leggenda nera sulla famiglia anabolizzata senza ritegno).

C'è da chiedersi come uno spettatore digiuno di storia medicea possa decidere quando quello che gli viene propinato è reale, quando possibile e quando inventato. Lo abbiamo chiesto al produttore Frank Spotnitz, che così ha risposto a il Giornale: «Abbiamo fatto molte ricerche e poi abbiamo fatto una riflessione: cos'è più importante? Coinvolgere il pubblico o rispettare tutti i fatti? Abbiamo scelto di essere coinvolgenti, di rendere lo spirito di un'epoca che è stata innovativa, piena di arte e mecenatismo. Se poi si riesce a incuriosire il pubblico è probabile che le persone sui fatti si documentino da sole...». È una scelta chiara, dettata anche da economie di scala. Il prodotto è pensato per competere sul mercato internazionale (dove è stato venduto con successo).

In questo senso va vista anche la scelta della cantante Skin per la sigla della serie (la colonna sonora è firmata da Paolo Buonvino) o il fatto che sarà la prima serie italiana a essere trasmessa via satellite in ultra Hd (su Rai4k). Però tutti avvisati, a vincere è l'intrattenimento, non certo la storia.

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