Hozier, la voce malinconica che sta conquistando il rock

Il cantautore irlandese sfonda con brani classici e poco radiofonici Ritratto di un artista da giovane, sospeso tra spiritualità e modelle

Hozier, la voce malinconica che sta conquistando il rock

Singolo e album di debutto, entrambi casi internazionali. Primo posto a Dublino, davanti ai dublinesi U2. Secondo posto negli Usa, quinto in Inghilterra, già in vetta anche in Italia, dove il disco, ufficialmente, esce il 13 gennaio. Tournée americana, tutto esaurito fino a marzo. Secondo nome in cartellone, dopo i Foo Fighters, al festival irlandese di Slane Castle, in maggio, quando saranno staccati circa 110mila biglietti in un colpo solo. Irruzione sorprendente, un attimo prima di Taylor Swift, nella mondanità e nel glamour, con l'esibizione al «Victoria's Secret Fashion Show 2014» del 31 dicembre. Ecco, in quest'ultimo passaggio televisivo (da noi andato in onda su Sky Uno) si condensano la personalità e le contraddizioni di Hozier, il cantautore irlandese che sta imperversando con brani non esattamente radiofonici almeno sulla carta. La scalata inizia addirittura nel 2013 col singolo Take Me to Church , prosegue nel 2014 col mini-album From Eden e culmina con la nomination ai prossimi Grammy nella categoria canzone dell'anno (ancora Take Me to Church ). Antico come il nume tutelare Van Morrison e postmoderno come i tradizionalisti alla Adele, «gospel» come l'Irlanda cattolica e «indie rock» come la modaiola Inghilterra, Hozier s'è fatto largo tra le modelle di Victoria's Secret con un brano serissimo. Dice: «Pregherò come un cane davanti al reliquiario delle tue bugie/ ti dirò i miei peccati e potrai affilare il tuo coltello/ offrimi quella morte senza morte/ buon Dio, lascia che ti dia la mia vita».

Take Me to Church è stata adottata dal pubblico più che dalla stampa, con la vistosa eccezione di Billboard che già all'inizio del 2014 metteva Hozier sulla rampa di lancio. A 24 anni, questo cantante alto due metri e magro come un chiodo, si è trovato a essere l'artista più virale di sempre su Spotify (87 milioni di ascolti nel 2014) e ha detronizzato gli U2 dal gradino più alto della classifica irlandese. Le glorie rock locali, a dire di Hozier, non se la sono presa, anzi hanno apprezzato che fosse stato lui e non un altro a relegarle nella posizione di rincalzo. Timido e malinconico, Hozier si racconta così: «Sia chiaro, non esiste un modo giusto o sbagliato di scrivere una canzone. A me però vengono fuori solo pezzi tristi: mi ispiro al blues e al soul. E per i testi ai grandi poeti irlandesi del passato». Non solo poeti, visto che si passa da una citazione di James Joyce ( Ritratto dell'artista da giovane ) a una di Christopher Hitchens passando per il Chorus Sacerdotum (1554) della tragedia Mustapha di Fulke Greville, drammaturgo elisabettiano. Pretenzioso? Come può esserlo un ex studente del Trinity College che molla tutto per entrare in una band. Scaltro? Come può esserlo una grande voce che non ha paura di perdersi tra i reggicalze di pizzo. Take Me to Church è ispirata a un amore fallimentare e scava nel senso del peccato, mettendo in primo piano il sentimento della propria inadeguatezza e la volontà di essere se stessi fino in fondo. Un brano spirituale, che parla di morte e rinascita, ma non religioso. Del resto Hozier alla Chiesa come istituzione ha riservato stoccate come questa pubblicata dal quotidiano inglese The Guardian : «In Irlanda ha deluso molti. Ha fatto danni terrificanti. Non ha mostrato volontà di rimediare agli errori». Il video, subito al centro dell'attenzione, è una variazione sul tema. Diretto da Brendan Canty, il piccolo film critica la repressione dell'omosessualità in Russia. C'entra poco con la canzone come qualcuno osserva in Rete? Forse. Tuttavia ne rispecchia l'atmosfera drammatica ed è di sicura presa mediatica: fa discutere.

Comunque niente paura. I brani di Hozier non sono comizi. L'album Hozier (Island Records, la stessa etichetta che lanciò gli U2) è «soltanto» una riuscita antologia di melodie senza tempo. Fonti dichiarate: Nina Simone, John Lee Hooker, Bukka White e il Tom Waits di Blood Money e The Black Rider . Pare che i discografici abbiano avuto una sola richiesta: «Per favore nel disco mettici anche qualcosa di allegro». Non sono stati accontentati, se non nel materiale extra della versione deluxe.

Ma cosa importa? Hozier dice di non aver mai pensato al successo. Invece c'è sempre spazio per chi coltiva la capacità un po' perduta di comporre belle canzoni ispirate ai classici: la già citata Adele e Amy Winehouse erano lì a dimostrarlo.

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