Alla fine a mischiare troppo la politica con i concerti non finisce mai bene. Perché, fan degli Inti-Illimani a parte, il pubblico oltre una certa misura si scoccia, avendo pagato per le canzoni e non per un comizio. Se ne è dovuto accorgere anche Roger Waters.
L'ex bassista e voce dei Pink Floyd era stato piuttosto chiaro lo scorso gennaio: nel primo giorno di mandato del nuovo presidente degli Usa, Donald Trump, era intervenuto a gamba tesa sui social. Scrivendo su Facebook: «La resistenza comincia oggi». In realtà aveva già iniziato prima una sua personale campagna contro il candidato repubblicano. Che veniva regolarmente ridicolizzato, a colpi di video e di effetti speciali durante i suoi concerti, come quello a Città del Messico (dove effettivamente giocare contro Trump era facile).
Dalle elezioni però gli attacchi sono andati in crescendo. I suoi molti concerti, all'interno del nuovo tour Us + Them, pensato per lanciare l'ultimo album Is This the Life We Really Want?, si sono trasformati in un tiro al bersaglio contro The Trump.
Per carità, c'è liberta di espressione e Roger Waters nel mondo delle star è in buona compagnia nell'odio verso il presidente conservatore. Ma non tutti i fan del musicista sembrano aver apprezzato la scelta di Waters o avere voglia di farsi indottrinare a forza dopo aver pagato il biglietto per ascoltare della musica. Ad esempio, durante il concerto a New Orleans dell'8 luglio, dopo l'ennesima bordata di Roger Waters contro Donald Trump - sul maxi schermo durante la canzone Pigs (Three Different Ones) è comparsa la scritta «Trump is a pig», Trump è un maiale - parte del pubblico si è scocciata e, secondo i giornali locali, è partita una scarica di «buuh». Qualcuno se ne è anche andato.
Waters però non cambia idea. È tornato sulla questione anche in una intervista rilasciata alla Cnn il 16 luglio. Dopo aver criticato il presidente e i media che non prendono seriamente le sue responsabilità. Quanto ai fan statunitensi che non approvano: «Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità... Trovo alquanto sorprendente che qualcuno possa aver ascoltato le mie canzoni per 50 anni senza capirci nulla».
E ancora rivolto a chi vorrebbe staccare la politica dalla musica: «Allora andate a vedere i concerti di Katy Perry o delle Kardashians. Non me ne frega niente».Del resto Waters è abituato a tirare dritto. Lo ha fatto anche dopo le ripetute accuse di antisemitismo per le sue posizioni su Israele.
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